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Tra i film più riusciti di Corman - anche se ai tempi non venne recepito dal grande pubblico - e anche il suo più civilmente impegnato, lontano dai suoi lavori horror coevi di alto artigianato. Qui si respira l'aria cupa dell'intolleranza come molto raramente si era respirata al Cinema, la storia è cruda e racconta in maniera efficace cosa può fare una ceca determinazione nell'osteggiare il prossimo. Shatner ne è l'alfiere inaspettato, dotato di grande oratoria combinata alla faccia da bravo ragazzo, ed è un tentatore micidiale per una cittadinanza bianca che non aspetta altro di essere fomentata contro il diverso di colore. La scena clou è ovviamente la lunga camminata dei ragazzi di colore verso la scuola cittadina, ma anche la resa dei conti finale non scherza come pathos emotivo. Visto in una visione disastrata con rumori di sottofondo e dialoghi a metà tra l'italiano e l'inglese che, fortunatamente, non ha affievolito la forza del messaggio di fondo.
Dimenticatevi i vari "Mississippi burning" così tronfi e ipocriti nel dividere buoni e cattivi (esempi), questo di Corman è il film sull'odio razziale più potente e devastante che io abbia mai visto. Shatner anima un personaggio memorabile nella sua crudeltà, ora rassicurante e avvenente bastardo, ora oratore da comizio politico, ora spietato fomentatore di tensioni e linciaggi. Il tutto nell'America "liberale" di Kennedy, e nelle stesse dimore dove è stato ucciso (!?). Uno di quei film che, come "La caccia" o "Il silenzio si paga con la vita" (ultimo di Wyler) scatena nello spettatore civile una rabbia implosa, davanti all'escalation dell'"intruso" (anche nei gesti più innoqui, come quando si arrotola le maniche della camicia). Il tutto è volutamente sopra le righe, e a volte prevale un pò di gigionismo, o di effettismo forzato (la carrellata di auto con la croce appresso è decisamente grottesca). Ma basterebbe la sequenza, semplice nella sua "verità" della marcia degli studenti neri verso la scuola "dei bianchi" (solo a dirla così l'indignazione è fortissima) per recuperare un film così duro e avvincente (fra l'altro comprensibilmente ritirato dalle sale all'epoca della sua uscìta)
Straordinario film di Corman che affronta di petto una questione sociale molto delicata, quella dell'integrazione razziale. I pochi mezzi a disposizione non impediscono a Corman di dirigere un film tesissimo che corre sul filo del rasoio, grazie anche ad uno script di ottima fattura di Charles Beaumont (un habituè della Twilight Zone televisiva). Bravissimo Shatner in un personaggio che si insinua come un serpente nella comunità dirigendo gli umori della folla, ma incapace tuttavia di controllarla. Un Corman atipico rispetto altri suoi film, molto più politico e lontano anni luce da Poe e altri horror a basso costo. Un film assolutamente da recuperare.