Joker è noto per essere uno dei nemici storici di Batman. Ma la storia del suo alter ego Arthur Fleck rivela come un uomo trascurato dalla società possa riversare tutta la sua grinta in qualcosa che sarà di futuro monito per tutto il mondo.
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Il Jolly è una carta che comporta grandi eccezioni alle regole del gioco.
Su questa base concettuale, la figura di Joker, è stata sempre profonda, o perlomeno è stata figlia di un simbolismo non banale. Todd Phillips sgancia tutte le chip su una giocata matematicamente vincente, Joaquin Phoenix è nella parte del personaggio , Joker. Non esistono , dopotutto, tante icone, in grado di attrarre e coinvolgere "forfettariamente" e caoticamente un numero elevatissimo di persone (spettatori). Lo scopo della regia è quello di portare in auge la forma mentis di Joker, fra i cunicoli stretti di una vita che lascia poco campo alla rosea immaginazione. L'operazione cinematografica , ovviamente, non ha nulla a che fare con la filologia dei fumetti e delle baggianate improntate su battaglie metropolitane. Batman è al bar a farsi una tisana calda salutare.
"Joker" di Phillips cavalca il suo Aion, non è nel kronos, ma nel suo eterno presente, muore vivendo nel suo biosistema, vive in un tempo non inclusivo.
C'è spazio solo per la passione del personaggio, un film terribilmente umano nei suoi sprazzi di inesorabile disumanità. La chiave del film risiede in questi concetti; l'iconografia (quella del Joker) presta il volto ma non il significato. "Joker" è un'interpretazione , un mezzo per analizzare una società non paritetica e affossata in lotte intestine. Le letture proposte dalla regia sono scontate (nel senso più squisito del termine) e mostrano l'alienazione e la discriminazione che rovesciano il tavolo da gioco. Non è politica, è verità.
Coadiuvato da Joaquin Phoenix, il film , prende una linea ben precisa, "Joker" percorre a grandi velocità le vie del successo. Phoenix qui è artifex, cioè una macchina attoriale che mette in pratica ciò che teorizzava Carmelo Bene (teatro/cinema sono dettagli adesso) , l'attore, così nella parte ,che dissolve il proprio io al cospetto di un processo metafisico che lo estranea dalla propria corporeità per renderlo infinito perché privo del proprio corpo. De Niro è bravo bravissimo, ma in questi casi , come nel poker gergale, è solo un onesto kicker . Nel tecnicismo di una regia debordante, da segnalare un paio di sequenze che al Cinema, mediamente, si vedono ogni dieci/quindici anni. "Joker" è un laborioso e complesso progetto di rilettura e restauro, un modo intelligente e diverso di giocare di sponda: partire da Joker per arrivare all'uomo.
"Si diventa disumani per un eccesso di umanità"; Carmelo Bene.