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Tra gli ultimissimi film di Keaton, forse proprio l' ultimo, "Il Cameraman" è un altro capolavoro assoluto di un regista/attore/genio del quale il sonoro fu la propria rovina. Compendio metacinematografico di questo autore, dall' acuta riflessione sul circuito cinematografico stesso (M.G.M. e l' eterna lotta tra gli studios ed il pesce piccolo che a volte ha la botta di ****) all' antiretorica storie d' amore del protagonista di turno. Interessante come "L' Uomo con la Macchina da Presa" venga un anno dopo, con diverse affinità strutturali ma come uno sia il perfezionamento del linguaggio di Griffith, mentre la pellicola russa sia un esperimento dalla funzione addirittura diametralmente opposta, mirata ad annullare qualsiasi forma di sintassi. E diciamocelo, il "cine-occhio" di Vertov francamente non mi ha mai entusiasmato troppo, quindi, Griffith 1 non-linguaggio 0. Ma c' è tanto altro in più. Che espressività un primissimo piano di Buster Keaton. Negli anni '20 bastava poco.