confidenze troppo intime regia di Patrice Leconte Francia 2004
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confidenze troppo intime (2004)

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locandina del film CONFIDENZE TROPPO INTIME

Titolo Originale: CONFIDENCES TROP INTIMES

RegiaPatrice Leconte

InterpretiFabrice Luchini, Sandrine Bonnaire, Michel Duchaussoy, Anne Brochet, Gilbert Melki

Durata: h 1.44
NazionalitàFrancia 2004
Generedrammatico
Al cinema nel Dicembre 2004

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Trama del film Confidenze troppo intime

Lei va dallo psicanalista e confida i suoi problemi più intimi all'uomo che spera la possa aiutare, ma lui fa il consulente fiscale e non ha mai avuto il coraggio di dirle che è entrata nello studio sbagliato sin dalla prima volta.

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Voti e commenti su Confidenze troppo intime, 31 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento GiorgioVillosio  @  05/12/2004 13:46:58
   7 / 10
Giorgio Villosio da Torino giorgio.villosio@virgilio.it

Film : Confidenze troppo intime
Regia : Patrice Leconte
Testo: P.L.è il regista de “L’uomo del treno”, dove già dava prova di buone capacità narrative, per storie concepite con fredda cerebralità su estrose trovate. Semplice in sè il meccanismo creativo: “invento una vicenda originale e curiosa, e ci costruisco sopra un intero racconto, anche con pochi sviluppi e ritmi molto lenti”. Le “Confidenze troppo intime” sono, nella fattispecie, quelle fatte da una donna sulla quarantina, in crisi matrimoniale, ad un fiscalista da lei creduto erroneamente psicanalista. Scontato il contenuto: i soliti problemi di coppia, caduta del desiderio maschile, e conseguenti depressione e perdita di autostima da parte femminile.
Il fiscalista, psicologo improvvisato, viene coinvolto profondamente dalle storie della donna, fino ad innamorarsene, seguendola, infine, al sud della Francia, dove lei andrà ad iniziare una nuova vita. Il film scorre su binari paralleli con due temi diversamente definiti: il destino fatalmente caduco dell’amore di coppia e gli strumenti vincenti della psicanalisi per spiegare all’individuo le motivazioni profonde del suo comportamento. “La psicologia è il romanzo dell’anima”, diceva Musatti; e, come in un romanzo, il malcapitato fiscalista va scoprendo grazie all’analisi improvvisata, la sua storia personale, insieme a quella dell’ affascinante “paziente” Anna.
E tale viaggio all’interno del sé, lo porterà infine ad una svolta radicale dell’esistenza, cioè al “cambiamento” , tanto predicato dalla psicologia.
Secondo le prime recensioni uscite in proposito, il film starebbe a dimostrare che i professionisti del settore, psicologi e psicanalisti, sarebbero facilmente sostituibili da persone di comune buon senso, o da amici compiacenti; e che l’individuo singolo possa e debba leggere da sé il “romanzo della propria anima”. A mio avviso, invece, il racconto dimostra propriamente il contrario: e cioè che l’individuo non sappia trovare da solo la via dell’autoconoscenza, ma che debba essere maieuticamente pilotato da chi possegga certi strumenti. Tanto è vero che, il protagonista , sedicente psicologo, deve ricorrere per primo ai lumi di un vero professionista finitimo, per arrivare a penetrare l’anima della sua “finta ” paziente( e, senza manco rendersene conto, in primis la sua stessa). Va ricordato che, prima della sistematizzazione della psicologia freudiana, il disegno dell’anima veniva letto e interpretato in prevalenza da pensatori religiosi, che tendevano a specularci per imporre il loro potere; e che, in tal senso, la nascita della moderna psicologia laica, induceva una vera e propria rivoluzione, ridonando all’individuo la padronanza del suo destino.
Nel film, poi, si racconta ancora il fatale “de profundis” dell’amore di coppia. La protagonista, in cerca di appoggio dal finto analista, lamenta la fine del rapporto matrimoniale che lei stessa ha prodotto (addirittura, simbolicamente, cerca di sopprimere il marito investendolo semicasualmente con l’auto). E dopo, quando va a piangere le lacrime del coccodrillo, è senza manco saperlo, in cerca di una palingenesi, di una rinascita in virtù di un nuovo amore; cui arriva, peraltro, dopo avere seguito ipocritamente tutte le strade di un improbabile recupero.
Nulla di Male! Questa è la natura! Ma bisogna averne coscienza, senza nascondersi dietro al dito fasullo di ipotetici amori eterni; l’amore esiste, ma è in continua evoluzione, come tutto ciò che è della nostra specie. E resta una ineccepibile considerazione di base, vero punto di forza del film:
nel doloroso cammino dell’esistenza, il bisogno fondamentale dell’individuo è quello di essere ascoltato e di entrare in relazione col mondo circostante, ottenendo consenso ed ammirazione; in un quadro in cui l’amore di coppia risulta senz’altro “una parte”, ma non certamente “il tutto”.
La verità sta ancor prima nell’interscambio con gli altri; come dimostra nel film la splendida “amicizia-relazione” instauratasi tra il vero e il presunto psicanalista. Ottima l’intepretazione del ruolo di Anne, una intensa e fascinosa Sandrine Bonnaire; forse più convincente di quella del noto comico Fabrice Luchini, qui riciclato in una parte seria, dall’espressione troppo uniforme (quasi un vezzo ,quello del regista, di impiegare intepreti insoliti, come il cantante Johnny Hallyday ne “Luomo del treno”).


19 risposte al commento
Ultima risposta 13/02/2005 12.33.22
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