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Salomè è il punto d'arrivo della scorribanda beniana nel cinema, è anche il suo film piu ricco e tecnicamente piu complesso, ma Salomè è tante altre cose, è l'impossibilità del martirio in un mondo presente, non più barbaro ma esclusivamente stupido. La scommessa del colore, della luce, Salomè non colora più gli oggetti, li illumina, anticipando involontariamente di vent'anni la tecnica del videoclip. Gli americani restarono sbalorditi quando presero atto di come Bene era riuscito ad utilizzare i costosissimi rulli di scotch-lights materiali adesivi rifrangenti, un impresa in cui loro avevano battuto la testa, puntualmente rompendosela. Penso che al di la della consuetà demolizione dei classici che attua Bene di volta in voltà, questo film rende omaggio da un certo punto di vista l'opera di Wilde, Wilde avrebbe apprezzato, film imbevuto di un kitch maniacale e psichedelico, che cade nello sberleffo più pungente, tra ambiguità varie, non ultima l'inquietante parallelismo Luna-Salomè nello svolgersi del film (e che ricorre nel libro stesso di Wilde). " "Io non credo ai miracoli. Ne ho visti troppi."