Adattamento del classico di Dickens: l'orfanello Oliver fa amicizia, nelle strade di Londra, con un ladruncolo e da questo viene instradato a far parte della famiglia di ladri addestrati dal perfido Fagin.
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Non ho letto (purtroppo) "Oliver Twist" di Dickens e quindi non posso fare raffronti fra il libro e il film. Posso però dire che Polaski con questo film dimostra tutta la sua grande arte registica. Il film è girato in maniera egregia, ottima ricostruzione, bei colori, scenografie curate, molto bene le recitazioni, la scansione delle scene, il montaggio. Tutto fatto insomma con grande mestiere, ed è il mestiere la caratteristica saliente dell'ultimo Polanski. Qualcosa di particolare salta però all'occhio: il fatto che il mondo del crimine viene ritratto in maniera più "positiva" rispetto a quello della legalità. I personaggi della prima parte (quelli dell'orfanotrofio, del commerciante di bare, del tribunale) sono tutti venali, insensibili, gretti anche se formalmente rispettabili. Invece nel mondo del crimine troviamo sì la stessa ossessione materialista, ma le persone sono più umane, più divertenti, più simpatiche, addirittura più sensibili (nel positivo – la cura della ferita – come nel negativo – la distruzione di chi si ama). Ed è così che un personaggio così orripilante, brutto, moralmente odioso, come Fegin, passi paradossalmente come personaggio da compiangere, tutto sommato non completamente negativo. A ciò contribuisce anche l'interpretazione "positiva" e umana che ne dà Ben Kingsley. Polanski quindi qui sembra quasi parteggiare proprio dalla parte del "torto". Una nota di merito al cane, forse il personaggio più simpatico (e determinante) del film! E' quindi un film che si guarda volentieri.