Justine e Michael stanno per sposarsi, il ricevimento si terrà nella casa della sorella di Justine, ma proprio in quei giorni un evento catastrofico minaccia la terra ed i suoi abitanti...
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Innanzitutto, personalmente, detesto la camera a spalla e l'uso barbaro e indiscriminato dello zoom digitale, cose di cui Von Trier abusa fin troppo in questo film, compromettendo una splendida e inusuale fotografia. Ma veniamo alla storia: è divisa in due parti, completamente slacciate tra di loro, al punto che viene da pensare che siano state scritte separatamente per copioni diversi - il primo, bisogna sottolinearlo, ha parecchi debiti con "Festen". L'evidente depressione di Justine non è spiegata in alcun modo: come mai sta male? Perché prima era contenta del suo lavoro - in cui si è dimostrata tanto brillante da avere una promozione -, del suo amorevole e premuroso fidanzato, del suo sontuoso matrimonio? E perché, dopo essersi liberata da tutte le convenzioni borghesi, è ancora depressa? Viene da pensare ad un certo compiacimento nella malattia della protagonista, visto che, successivamente, si bagna nella luce del pianeta "Melancholia" - il cui nome non è certamente casuale. La seconda parte del film è molto lenta e ripetitiva. Si assiste, qui, ad un miglioramento di Justine, anche questo non spiegato dal regista. Si potrebbe pensare che, per una donna depressa, la consapevolezza della fine del mondo possa essere di conforto; eppure non è così, visto che Justine, nella scena finale, piange nella grotta magica.
Tralasciando queste incoerenze, cosa rimane? Certamente una storia suggestiva ed intrigante; due attrici strepitose - Charlotte Gainsbourg più brava di Kirsten Dunst, seppur meno attraente - e delle sequenze magnifiche, destinate a rimanere, e che fanno onore al talento di Lars Von Trier. Vorrei chiudere il commento con un'ultima riflessione: sono d'accordo sulla critica alla società borghese, su cui tutti si scagliano senza pietà; ma è anche vero che una critica, o una satira, debba essere ben motivata. Il discorso che fa Polanski in "Carnage" è perfido ma ben argomentato. Qui, in "Melancholia", vediamo tutt'altro genere di cose. Fa così schifo un lavoro creativo e ben pagato? E' così tremendo sposarsi con un ragazzo carino e premuroso? E' così drammatico avere una sorella ed un cognato che organizzano un matrimonio da sogno? E' così tragica la lotteria di fagioli? Suvvia, penso che ci sia molto di peggio.