Earl Partridge, in punto di morte, desidera dopo anni rivedere il figlio che ha seguito le orme del padre nell'ambiente della televisione, attorno a questa situazione si intrecciano le vicende di altri personaggi.
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Si tratta di un film complesso e monumentale. Per l'intera prima ora il ritmo è incalzante e, vista la quantità di protagonisti, si passa continuamente da una storia all'altra, aspettandosi da un momento all'altro che il regista ci mostri dove vuole andare a parare. Poi le storie iniziano a intrecciarsi davvero, anche se non tutte hanno la stessa intensità. Passata un'altra ora si comincia a desiderare di vedere la fine (e infatti 3 ore secondo me sono un po'troppe). La canzone cantata da tutti e la pioggia di rane mi lasciano un po'così, ma va bene lo stesso. Ho apprezzato su tutti Philip Seymour Hoffman (e forse Cruise che, però, da lì in avanti ha sempre riproposto la stessa faccia drammatica). Alla fine resta un film che affronta molti temi. Personalmente ho trovato che il più importante sia quello del perdono, verso gli altri e verso sè stessi. Peccato che alcune storie restino un po'troppo a metà. E, tra l'altro, se l'incipit preparava lo spettatore a chissà quale incredibile coincidenza finale, giunti ai titoli di coda non ci si potrà dire così soddisfatti.