lourdes regia di Jessica Hausner Austria, Francia, Germania, 2009
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lourdes (2009)

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locandina del film LOURDES

Titolo Originale: LOURDES

RegiaJessica Hausner

InterpretiLéa Seydoux, Sylvie Testud, Bruno Todeschini, Irma Wagner

Durata: h 1.39
NazionalitàAustria, Francia, Germania, 2009
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2010

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Trama del film Lourdes

Christine è una giovane donna costretta sulla carrozzella dalla sclerosi multipla. Rassegnata alla sua condizione di ‘ferma', partecipa a un pellegrinaggio a Lourdes, con la speranza di riacquistare un po' di fiducia nella vita. Sorride sempre, cerca la conversazione con i piacenti giovani volontari dell'organizzazione, si appiglia all'espressività del volto, l'unica parte del corpo che riesce a muovere. Alla gita spirituale partecipano malati nel fisico e nella mente, tutti parte di un micro mondo abituato alla solitudine e scivolato nell'individualismo. Quando i giorni di vacanza stanno per concludersi, accade il miracolo: Christine, piano piano, riacquista sensibilità alle dita, poi alle braccia e alle gambe, fino ad appoggiare i piedi a terra e cominciare a camminare. La guarigione improvvisa sorprende tutti e inaugura crudeli invidie tra i compagni. Nel frattempo Christine si gode il piccolo momento di felicità, ancora incerta sul suo precario futuro.

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Voto Visitatori:   7,39 / 10 (51 voti)7,39Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
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Voti e commenti su Lourdes, 51 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  29/10/2010 12:36:47
   8½ / 10
Ha un fascino particolarissimo questo film, qualcosa che sopperisce alla mancanza quasi totale di tutte quelle caratteristiche (azione, suspence, emozioni estreme, sentimentalismi), di cui in genere un film comune non può fare a meno.
Si tratta della capacità di penetrare a fondo nelle vite umane e nei concetti profondi che le guidano. Una dote che si realizza tramite lo sfruttamento totale del mezzo cinematografico. Non si fanno parlare solo i personaggi o la storia ma si fa parlare tutto quello che appare nello schermo: gli oggetti, i colori, le scenografie, le luci e i suoni. La bravissima regista è riuscita a far rivivere lo spirito essenziale, sintetico e profondo che animava le pellicole di Dreyer.
Ed è così che partendo da una semplice storia di una banalissima persona, in circostanze comuni e in ambienti dimessi, si riesce a penetrare in questione etiche, religiose ed esistenziali universali e cruciali. Si rimane molto colpiti dopo la visione del film, veramente scossi nell'animo e non si può fare a meno di riflettere, di domandarsi, di prendere posizione. E' un'emozione che colpisce soprattutto il lato etico e spirituale dell'animo umano.
Il grande pregio del film è quello di non prendere nessuna posizione prestabilita ma di dare dignità e forza a qualsiasi ipotesi od opinione che venga espressa. Allo stesso tempo ogni posizione viene verificata con il reale e con l'effettivo. Si espone direttamente e ufficialmente, ma la regista allo stesso tempo ci propone anche delle letture implicite, diverse o opposte che dalle circostanze, dai contesti, dalle immagini. C'è dignità e avvallo per ogni ipotesi ma c'è pure molta oggettività e distacco, tutto è chiaro-scuro, vero-falso, in tutti i personaggi nessuno escluso. Spetta a noi spettatori elaborare e trarre le conseguenze. La regista ci fornisce tutti gli elementi e ci lascia libertà assoluta di giudizio.
I termini in gioco sono il constrasto fra fede e non fede in un ente supremo sovraterreno, fede e non fede nel "miracolo", cioè nel cambiamento radicale della propria esistenza. C'è poi il contrasto fra corpo e spirito, fra normale e "handicappato", fra solitudine e compagnia. Insomma un film apparente povero e lento ma decisamente ricco di vita e spirito.
I personaggi chiave sono due: la protagonista Christine e Cecile, la suora capogruppo. La protagonista (che sembra uscita da un film di Rohmer) rappresenta il lato "terreno" dell'animo umano, quello che cerca di esprimersi e di trovare tutto in questa vita e sulla terra. Assetata di vita, di amore, di compagnia, non ha grande interesse per la religione. Per lei questi viaggi a Lourdes sono un'occasione di svago (preferisce Roma che è più culturale) e un tentativo di ottenere sollievo materiale e fisico. Il "miracolo" quindi viene vissuto come qualcosa di scandaloso dai suoi "colleghi": come dire, Dio così spirituale ed etereo va a soddisfare i desideri di chi chiede i piaceri mondani? Poi di una che non aveva una fede accesa né era assidua nei riti. L'abile ma sincero prete si rifugia nel "calcio d'angolo" dell'assoluta autonomia di Dìo che si deve accettare in tutte le circostanze, belle e brutte che siano. L'evento smentisce la sua opinione che il miracolo avviene a chi è semplice, ligio e credente.
L'ombra del materialismo e della contraddizione si allunga così inesorabile su questi viaggi "della speranza". Si fa balenare la speranza di una vita terrena più agevole e allo stesso tempo si predica la rassegnazione e l'accettazione. Cosa serve curare il corpo se conta di più lo spirito? Il curato ha sempre la risposta pronta a ogni questione e a ogni domanda, ma la sottotraccia del film fa vedere una realtà molto più burocratica e pratica. Da una parte il malato con i suoi desideri ed esigenze terrene (lo svago, il divertimento, la compagnia), dall'altro i religiosi che fanno quasi del "marketing".
C'è anche un secondo miracolo "paradossale" ed è quello che capita a l'unica persona profondamente e coerentemente "religiosa" (secondo l'accezione cattolica), cioè Cecile. Lei è l'unica che ha proprio nessuna considerazione nel lato terreno della vita. E' così coerente che arriva ad essere severa e dura nell'imporre la disciplina e la rinuncia a tutto quello che è edonistico ed egoistico. La sua è un'aspirazione diametralmente opposta a quella della protagonista e si tratta dell'annullamento e della rinuncia a tutto ciò che è materiale. Viene "accontentata" e la sua esistenza diventa completamente "spirituale". Anche questo è un "miracolo", in quando si realizza un desiderio "impossibile", paradossale.
Vince alla fine l'instabilità e l'incertezza del vivere e del pensare umano.
Il grande merito del film è proprio quello di lasciare tutte le questioni aperte, avendocele mostrate visivamente e interiormente in maniera completa e perfetta. Questa è veramente Arte con l'A maiuscola.

4 risposte al commento
Ultima risposta 29/10/2010 19.31.43
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