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Premettendo che non mi interessa valutare se il film sia blasfemo o meno, perchè ritengo che il valore di un film prescinda dalle idee alla base o dalle sensibilità che eventualmente ferisce, la mia critica si incentrerà solo sul merito della pellicola. Ed il merito della pellicola è indubbiamente scadente. Al di là della buona intuizione di raffigurare l'agonia per quel che è, priva dell'edulcorazione cui siamo stati abituati a catechismo, Mel Gibson mette ben poco. Tutto troppo alla ricerca dell'effetto facile, tutto merchandising, bellissime scenografie, costumi curati, fotografia accorta, insomma, bella scatola, ma senza il regalo dentro. Sì perchè la sceneggiatura langue, ed a volte sfiora il ridicolo (si vedano i dialoghi di Rosalinda Celentano/Satana), gli attori sono insolitamente cani, con la Bellucci su tutte, pur nel ruolo che le riesce meglio e che ne ha segnato la carriera (quello della ...diciamo...donna aperta, per non offendere sensibilità). Insomma, un box office annunciato ed un fuoco di paglia prevedibile. Sciocche e sterili le accuse di antisemitismo, quasi come l'idea di usare l'aramaico antico nei dialoghi, nella velleità di far sembrare un documentario storico quella che è niente più che finzione cinematografica