Negli anni '30 Monroe Stahr (De Niro), carismatico e dispotico capo della produzione di una grande società hollywoodiana, entra in crisi quando incontra una ragazza che gli ricorda la moglie defunta.
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Nonostante una fotografia molto bella e una grande interpretazione di Robert De Niro, il film non riesce a essere convincente: troppo diluita e dispersiva la trama, poco chiaro l'argomento (è un film d'amore, un film esistenzialista o un film sul mondo del cinema?), troppe lungaggini e scene inutili. Anche il finale delude in quanto è interlocutorio. E' vero che il film è tratto da un'opera incompiuta, ma si poteva fare di più e meglio. Soprattutto l'interiorità e le ragioni dei personaggi rimangono inespressi e questa è una pecca gravissima in un film in cui i sentimenti sottili, nascosti, le ragioni interiori contano così tanto. La storia si svolge nell'Hollywood di fine anni '40 (ma in realtà il film è così poco caratterizzato temporalmente che è come se si svolgesse oggi). Il protagonista è un rampante direttore che sceglie le scenografie, supervisiona le produzioni, ecc. La sua esistenza è segnata dalla morte di un'attrice di cui era follemente innamorato. Reagisce buttandosi nel lavoro, in cui è duro, deciso, cattivo ma onesto ed efficace. Odia però le ipocrisie e aspira a genuinità, purezza, sincerità. Le trova in una donna misteriosa incontrata per caso. Scoppia una passione trattenuta e travolgente allo stesso tempo, piena di misteri, blocchi, rimozioni. Purtroppo il non detto, il non chiarito, l'inesplicato rovina quella che è una delicata e bellissima storia d'amore. Nel mezzo discorsi vari sul modo di fare cinema e pure una excusatio non petita da parte di Kazan sul suo passato di delatore di comunisti (categoria rappresentata in maniera schematica e poco credibile dal personaggio interpretato da Jack Nicholson). Insomma troppo dispersivo, troppi tempi morti, troppo inconcludente. Poco serve la passerella di star del passato. Si salva la splendida fotografia, quella tipica degli anni '70, modellata sul Padrino, fatta di colori pieni, intensi che bucano lo schermo e l'occhio dello spettatore. Visivamente i film degli anni '70 hanno una marcia in più, non c'è che dire.