Michael Moore esamina cosa è successo agli Stati Uniti dopo l'11 Settembre. Inoltre descrive i rapporti tra Bush e Bin Laden e come siano diventati nemici mortali.
Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
L'undicesima edizione del "Nuovo Zingarelli" al lemma "documentario" dice: "[...] B s.m. - Film privo di trama narrativa, con intenti formativi e didascalici. " Effettivamente Michael Moore questo fa: Fahrenheit 9/11 ha dichiaratamente intenti formativi e didascalici, su questo non c'è dubbio. Ma al sostantivo "documentario" in questo caso si dovrebbe aggiungere un "di propaganda", e della più spudorata. Beninteso, non c'è nulla di falso in quello che racconta il regista, come non c'è nulla di particolarmente sensazionale: persino dal telegiornale iperconformista e governativo per eccellenza, il tg1, sono trapelate alcune delle notizie che Moore ci descrive ed approfondisce con dovizia di particolari, e basta sbirciare le notizie non sportive di un qualunque quotidiano un minimo equilibrato (Padania, Unità, Giornale & co. non contano) almeno una volta alla settimana per avere almeno il sentore di quello che questo film racconta. Ma l'esposizione è mostruosamente, marchianamente unilaterale: è un continuo atto d'accusa di quasi due ore in cui tutti gli elementi vengono usati per fornire un taglio negativo all'immagine dell'amministrazione di Bush junior ed in particolare del Presidente stesso. Ma già in quest'accanimento, Moore finisce per risultare a tratti poco credibile: George Walker Bush viene difatti dipinto a tratti come una stupida marionetta incapace di fare nulla senza che qualcuno gli dia una mano, ma al tempo stesso come un genio del male colludente con i finanziatori del grande terrorismo globale. Ora, delle due l'una: o è una persona astuta, o è un perfetto idiota, ma che le due anime possano convivere nella stessa persona è quantomeno poco credibile. Il grande manovratore che pianifica una guerra petrolifera con gli amici sauditi è la stessa persona che pare essere capitata per caso alla Casa Bianca e che passa i primi mesi della sua legislatura tra ranch e campi da golf? Questa doppia rappresentazione è certamente invitante in quanto permette di smantellare la figura di Bush jr, ma quanto può risultare convincente uno spettatore scettico? Passando oltre, perché ridicolizzare (gratuitamente) gli alleati nell'invasione irachena? Perché apprezzare un disertore? Perché bombardare lo spettatore di retorica a suon di interviste a lagrimose madri di caduti? Michael Moore ha fatto un gigantesco lavoro, che è indubbiamente eccellente a livello formale (i lampi di pungente ironia che attraversano la pellicola sono indubbiamente divertenti), a livello sostanziale mostra una gravissima pecca: non è la verità quella che viene proposta da questo film, ma la sua spiegazione secondo Moore. Fahrenheit 9/11 è un ottimo lavoro di propaganda politica, che punta all'indottrinamento dello spettatore, più che alla sua acquisizione di nuove conoscenze. Un filmche sicuramente sarà apprezzato da gran parte di coloro che, più che essere simpatizzanti dei democratici, sono contro l'amministrazione Bush, in quanto si sentiranno ripetere una melodia a loro cara su quanto sia brutto e cattivo l'attuale monarca d'oltreoceano (gli Stati Uniti, più che una democrazia, sono una monarchia elettiva), che tra l'altro permette senza batter ciglio questo pubblico dileggio che lo dipinge come un re più che nudo (qua in Italia un lavoro del genere non sarebbe arrivato all'anteprima assoluta).
Personalmente, i lavori d'indottrinamento li detesto: il mio voto non è sulla qualità estetica dell'opera (peraltro ottima), bensì sul suo scopo ultimo. Che è lo stesso del Mein Kampf.