Due cugini si recano in Polonia dopo la morte della nonna per visitare i luoghi da dove proviene la loro famiglia. I due finiscono con il partecipare a un tour sull'Olocausto.
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Mi capita spesso di pensare a cosa sono stati in grado di fare e e a cosa sono sopravvissuti i miei nonni, proprio in relazione alla seconda guerra mondiale, e il paragone con la mia vita e in generale con la mia generazione è impietoso. Io ce l'avrei fatta? Io sarei sopravvissuto? Meglio non pensarci. Il film è un po' questo, con la messa in scena di piccoli dolori odierni messi in relazione col dolore storico. Il tutto inserito nella dinamica da buddy buddy e da road movie tipico americano, con una sceneggiatura brillante e attori con una buona chimica. Tutto bello, no? Ni. Il film parte anche bene ma non fa mai davvero un salto di qualità nel racconto, con la discesa nel dolore storico che non tocca mai le corde giuste e l'approfondimento delle dinamiche relazionali che non scava mai davvero sotto la superficie. Forse Eisenberg cercava di fare un lavoro più autoriale e arthouse, inquadrando un semplice momento, un semplice viaggio, senza dare un punto di vista ben preciso, ma il film risulta fin troppo convenzionale e scolastico per essere ciò.
Culkin si mangia la scena, il film è lui (ma è giusto premiarlo come non protagonista, quando invece è più protagonista dello stesso protagonista?), mentre trovo Eisenberg sempre respingente coi suoi soliti ritratti di maschietti nevrotici piccoli piccoli, lo preferisco come Zuckerberg l'anticristo. In mano ad altri cineasti, tipo Payne o Linklater sarebbe stato un piccolo capolavoro.