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Più dramma che commedia, Greenberg è la storia di due outsider immersi in una Los Angeles reale e fuori dai classici riflettori. Un ritratto più amaro che ironico di un'anima perennemente in******* e in lotta con il mondo, dove l'unica nota positiva sembra l'incontro con Florence. Purtroppo, guardando il trailer, vien da pensare alla classica storiella d'amore tra il burbero nevrotico e la bella 25 enne alla prime armi, ma così non è: il regista lascia tutto ai margini concentrandosi sulla figura di Roger, diviso tra difficoltà a relazionarsi, insicurezze e un mal di vivere che non gli permette di andare avanti. Le linee guida sono quelle del cinema indipendente americano, minimalista, verboso, sensibile e brillante nei dialoghi, ma qui l'arma vincente è sicuramente Ben Stiller: il suo è un personaggio sgradevole, immaturo e arrogante, dell'attore comico visto e stravisto in decine di pellicole demenziali non vi è traccia. All'inzio sei pronto subito a fare il tifo per lui, con lo scorrere dei minuti lo prenderesti a schiaffi. Mi era già capitato di vedere Stiller in versione drammatica o quantomeno impegnata, qui supera di gran lunga le mie aspettative grazie anche alla natura autoriale dell'operazione. Perfetta l'alchimia con Greta Gerwin: star hollywoodiana e attrice indie - completamente al servizio del suo personaggio - convivono perfettamente, creando una delle coppie più vere viste di recente al cinema. Bravi anche gli altri, da Jennifer Jason Leigh - compagna del regista nella realtà e complice della sceneggiatura - a Rhys Ifans, l'amico scemo di Hugh Grant in Notting Hill. Una bellissima sopresa.