Roma anni '60. Massimo giornalista di un rotocalco scandalistico, si trova in mezzo ai vizi e scandali di quella che era definita "la dolce vita" dei divi del momento.
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Siamo di fronte ad un film d'autore. Da ciò ne consegue l'evidente controversia e difficile lettura (all'epoca destarono scalpore diverse scene non proprio ortodosse per il cinema italiano, e per questo fu aspramente criticato). Dal punto di vista tematico La Dolce Vita è un film talmente colmo di significati da non poter essere facilmente riassunto. In modo semplicistico si può certamente dire che il collante dei vari episodi messi in scena è la rappresentazione, talvolta ferma e distaccata, talvolta invece esplicitamente critica nei confronti di quella porzione di società, del mondo dello spettacolo e suoi annessi, che è avvezza ai vizi e alla vita dissoluta. Più in generale poi il film offre una riflessione sulla natura umana, drammaticamente volubile come il protagonista, il leggendario Marcello Mastroianni, un uomo pieno di limiti, emotivamente debole, finto e malinconico. La lunghezza della durata unita a delle sequenze sicuramente significative, ma altrettanto noiose ed inutilmente prolisse, rappresentano forse il grande limite di un'opera che avrebbe avuto un impatto ancora maggiore se strutturata in meno episodi. dal punto di vista registico invece nemmeno si può discutere della grandezza di questo autore. Riprese perfette e inquadrature suggestive ci regalano squarci affascinanti della città eterna insieme a scene memorabili di tutta la cinematografia mondiale