yi yi - e uno... e due... regia di Edward Yang Taiwan, Giappone 2000
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yi yi - e uno... e due... (2000)

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locandina del film YI YI - E UNO... E DUE...

Titolo Originale: YI YI

RegiaEdward Yang

InterpretiWu Nien-Jen, Kelly Lee, Jonathan Chang, Issey Ogata, Elaine Jin, Hsi-Sheng Chen, Su-Yun Ko, Tao Chuang Cheng, Shu-shen Hsiao, Adriene Lin, Pang Chang Yu, Ru-Yun Tang, Shu-Yuan Hsu, Hsin-Yi Tseng, Yung-Feng Lee, Shi-hui Chin, Wu Jie, Kuo-Chih Shu, Leon Dai, Mei-Yun Yu, Chi-Tung Yu, Lawrence Ko, Liang-Tso Liu, Li-Hua Chen, Yi-Wen Chen, Shau-Ching Sung, Luo Bei An, Antonio Lee, Danny Deng, Ray Fan, Chien-Hsiung Cheng, Cheng Yuan-Cheng, Ju-Yin Tsai, Jerry Sun, Tzu-chieh Miao, Tang Tsung Sheng, Wang

Durata: h 2.53
NazionalitàTaiwan, Giappone 2000
Generedrammatico
Al cinema nel Gennaio 2000

•  Altri film di Edward Yang

Trama del film Yi yi - e uno... e due...

Taiwan, oggi. Il padre N.J. lavora in una società di informatica e comincia a chiedersi se la sua vita avrebbe potuto essere diversa. La madre Min-Min sente il vuoto delle sue giornate e si rivolge per avere qualche risposta al santone di un monastero. La figlia adolescente Ting-Ting scopre i primi brividi amorosi. Il piccolo Yang-Yang, il filosofo di casa, fotografa la nuca di ciascuno per aiutarlo a "scoprire l'altra faccia della verità", quella che nessuno riesce a vedere. Nella vita del padre riappare dopo trent'anni una donna di cui era innamorato. La nonna si sente male ed entra in coma. C'è anche un delitto...

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Voto Visitatori:   8,22 / 10 (9 voti)8,22Grafico
Miglior regia (Edward Yang)
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
Miglior regia (Edward Yang)
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Voti e commenti su Yi yi - e uno... e due..., 9 opinioni inserite

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sottopressione  @  01/07/2015 18:55:45
   7 / 10
Non il capolavoro che mi aspettavo, ma un film che scorre elegante per le quasi tre ore senza annoiarti mai. Il Magnolia d'oriente forse si, la pellicola si eleva con un finale sognante e toccante.

Danae77  @  01/07/2015 16:46:49
   7 / 10
Negli occhi dell'infanzia, la saggezza che potrebbe guidare il mondo...Da vedere: il finale toccante, spiazzante e disarmante, ripaga la lunghezza eccessiva di queste vicende famigliari parallele e correlate.

Lucignolo90  @  26/01/2013 16:22:48
   9 / 10
Straordinario film, che balza di diritto nella top 10 fra tutti i film asiatici che abbia mai visto.


Le vite parallele di una famiglia di Taipei.
Il film inizia col matrimonio di un amico di famiglia e con un successivo spiacevole evento: il malore della nonna che cade in coma. Da ciò vengono introdotti i vari personaggi: il marito, dipendente di una società di computer in crisi e alle prese con una vecchia fiamma che torna nel momento meno opportuno. La moglie, che cade in una crisi esistenziale proprio a causa del malore della madre. La figlia maggiore, che affronta le prime delusioni amorose. Il figlioletto minore, dileggiato dai compagni di classe e solitario. E, appunto, la nonna: che nello stato di incoscienza causatole dal coma diventa una specie di "confessionale": tutti gli altri membri della famiglia possono sfogarsi con lei parlandole senza freni degli eventi che accadono.

Molti hanno parlato di questo film di quasi 3 ore (ma che non pesano per niente, è una lentezza "necessaria" che rafforza l'effetto di quotidianità del film) paragonandolo a una versione asiatica di MAGNOLIA, per il racconto in contemporanea della vita di uno stesso nucleo di persone. E' verissimo, ma a me ha personalmente ricordato per alcuni versi anche LA DOLCE VITA, specie nelle scene serali: quando il marito si reca in Giappone per incontrare un carismatico partner di lavoro e finisce la giornata in alcuni locali (memorabile ed emozionante la sequenza del compagno Giapponese che, non poco brillo, passa in pochi secondi da un pezzo movimentato alla "Moonlight Sonata di Beethoven").

Alla fine la chiave del film sembra essere quella del bimbo: così silenzioso eppure pieno di curiosità. Il piccolo che fotografa le persone alle spalle per poi fargli vedere gli scatti raffiguranti le loro schiene. Cosa che, normalmente, loro non potrebbero mai vedere coi loro occhi.


E questa è una delle chiavi del film: "Noi crediamo di sapere tutto. La realtà che noi vediamo però, è incompleta. E' solo metà realtà. Ce n'è sempre un'altra che non conosciamo"

Tom24  @  29/02/2012 19:07:49
   9 / 10
A mio parere il Capolavoro di Edward Yang e uno dei 10 film più belli di sempre.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  15/04/2010 19:41:18
   7 / 10
Racconto corale ben congenato che grazie anche alla cospicua durata della pellicola delinea in profondità i suoi personaggi alle prese con la realtà quotidiana. i componenti di questa famiglia percorrono un proprio viaggio verso se stessi, fra rimpianti di scelte passate e incertezza verso un mondo più difficile e complicato di quanto previsto. Non facile da seguire, però vale la pena vederlo.

andreacrash  @  14/02/2010 19:36:17
   10 / 10
Un bell'affresco di vita della durata di quasi 3 ore dove si intrecciano diverse storie raccontante scandagliando le emozioni e i sentimenti in modo intenso,risultando uno dei viaggi più sinceri e intimi alla natura umana che il cinema si sia permesso.Nonostante la durata il film scorre senza il minimo intoppo narrativo,grazie anche ad uno sguardo semplice e puro che si limita a guardare la vita dei suoi personaggi con una tale delicatezza di chi la sfiora senza mai volerla toccare o forzare(moltissimi i campi medi e lunghi).Un'armonia e una purezza di visione rarissimi, un commovente racconto universale dove si respira tutto d'un fiato le emozioni della,o meglio delle esistenze umane.Immenso come la vita.

Ciaby  @  24/12/2008 18:16:29
   10 / 10
Qualcuno disse che da quando esiste il cinema si vive tre volte di più, con il rischio di moltiplicare malinconie e solitudini, ma anche con il pregio di vivere più intensamente il poco tempo che ci rimane. Edward Yang ha creato, con questo "Yi-Yi" (premio alla regia al festival di Cannes 2000) uno di quei mondi cinematografici in cui è facile perdersi. Con le sue tre ore, il film non riesce mai ad annoiare e il tempo che pare immenso scorre con leggerezza. Perchè? Perchè parla di vita, un argomento con cui tutti gli esseri umani ne sono a contatto. Lo spettatore entra in punta di piedi all'interno di una cerimonia nunziale, è disorientato perchè non conosce nessuna di quelle persone, ma più il tempo passa e più lo spettatore si sente parte di loro e decide di continuare a visualizzare le loro storie. Ad ogni svolta cinematografica c'è un pezzo di vita tutto da assaporare: una solitudine che dura per tutta l'età vitale, dall'infanzia alla vecchiaia, passando per adolescenza e età adulta.

Un uomo che scopre che la sua agenzia sta per fallire e si allea con la società antagonista, la moglie che nel giorno più fortunato dell'anno scopre che sua madre è finita in coma, la figlia adolescente che è il tramite di lettere d'amore tra la sua migliore amica e il suo ragazzo, il figlio piccolo che è il più filosofo e silenzioso della famiglia schernito dalle sue coetanee e preso di mira dai professori troppo severi.

Ciò che è più bello di questa pellicola è il fatto che "Yi Yi" non osa, non mostra, non ha fretta di arrivare alle conclusioni: si limita ad osservare, osservare le movenze di una famiglia normale, che potrebbe essere quella di chiunque.

L'abc dell'esistenza viene mostrato attraverso semplici gesti: il ritrovamento di un amore adolescente, l'ingenuità infantile e l'ambiguità del sesso (il bimbo che scambia un preservativo per un palloncino), la paura della vita quando si rende difficile (il suicidio del fratello del protagonista). Tutto per farci rendere conto che non importa avere 10, 40, 70 anni: perchè all'interno delle nostre anime siamo tutti uguali, ci chiediamo tutti a nostro modo, se forse non meritiamo di più.
Ed ecco che ci lamentiamo persino della nostra vita (la moglie che si lagna del fatto che i suoi giorni scorrono uno uguale all'altro, quando non si accorge che erano gli altri a preoccuparsi per lei di ogni cosa), che sottovalutiamo le potenzialità degli umani più giovani (sarà infatti il bambino, l'infanzia, a riassumere le paure e le speranze di tutte le anime devastate in un sospiro finale).

La vita che viene rappresentata anche con splendida vena poetica (il bambino che fotografa la schiena alle persone per mostrar loro la parte che non possono vedere) e con individualità (lo stesso titolo è volutamente enigmatico: "Yi Yi", che in cinese vuol dire "uno uno", un numero, ma anche l'identità dell'anima).

Un film che ha una doppia bellezza, sia interiore che esteriore, che si traduce in cinema e vita. L'immagine è costruita come se fosse disegnata da un pittore, la regia è limpida e cristallina, espressiva e saggia, dosa abilmente primi piani, pianisequenza e scene girate a mano, l'abile intreccio di storie ,che storie dopotutto non sono.

Perchè la forza di "Yi-Yi" sta proprio nell'incastro maestoso e poetico dei tasselli di vita, come se fosse tutto un puzzle da ricomporre, dove si nasconde anche l'illusione disseminata in specchi, le difficoltà della vita che ci permettono di riconoscerci (il padre che filma la sua bimba appena nata attraverso il vetro della nursery, ma che finisce per riprendere sè stesso). è tutto un gioco di illusioni, di esistenze, di specchi, di vite sospese, sogni, speranze, paure, delusioni... la seconda, la terza e la quarta vita (del cinema).

3 risposte al commento
Ultima risposta 14/02/2010 20.18.38
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  28/08/2006 18:42:34
   8½ / 10
12 Settembre 2001, il giorno dopo l'attentato alle torri gemelle, non c'era molta voglia di parlare... tantomeno andare al cinema e sorbirsi un film orientale di tre ore...
Una folgorazione assoluta: un mondo di equilibri viene spezzato dalla malattia di una nonna, una sorta di psicodramma familiare, ma io ripenso alle twin towers e all'equilibrio che è stato - volente o nolente - spezzato per sempre nel mondo occidentale.
Per inciso, al cinema eravamo in due, io e una donna sulla quarantina, occhiali scuri e aria da reduce.
Yi Yi è lo specchio meraviglioso di questa profonda ferita.
Il film di Yang - accolto con successo a Cannes - incombe come un perfetto apologo di un'illusione coltivata a lungo, e per questo non è assolutamente estraneo - come potremmo credere - al sentimento provato in quei giorni.
Un'illusione spezzata bruscamente, ecco. Un riverbero di una "morte annunciata" (la nostra?).
Memorabile la figura del bambino che fotografa (in un vero imput minimal) tutto cio' che non ha alcuna importanza.
Cio' che l'occhio non vede, cio' che il cuore maschera abilmente.
La durata eccessiva di questo film (l'antitesi delle soap opera occidentali) è francamente faticosa, ma lo sforzo è ripagato da un film di rara bellezza e intensità

Gruppo COLLABORATORI bungle77  @  23/01/2006 21:26:48
   6½ / 10
Film interminabile che narra le vicende di una famiglia, in cui il passato rincorre il presente... Un po troppo forzato, specialmente il personaggio del bambino, non riesce mai a convolgere a pieno.

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