shadow regia di Federico Zampaglione Italia 2009
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shadow (2009)

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locandina del film SHADOW

Titolo Originale: SHADOW

RegiaFederico Zampaglione

InterpretiJake Muxworthy, Karina Testa, Nuot Arquint, Ottaviano Blitch, Chris Coppola

Durata: h 1.20
NazionalitàItalia 2009
Generehorror
Al cinema nel Maggio 2010

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Trama del film Shadow

David, un reduce dal fronte iracheno, parte per l'Europa per mettersi alle spalle la tremenda esperienza della guerra. In un affascinante quanto misterioso luogo di montagna incontra Angeline. Muniti di biciclette e tende, i due giovani esplorano un luogo incantato dove aleggiano antiche leggende. Presto il contesto naturale si trasforma in un incubo, con due cacciatori che li inseguono per ucciderli e un nemico ancor più oscuro ad attenderli. Per David è il brusco risveglio in una realtà che voleva dimenticare.

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Voto Visitatori:   6,47 / 10 (134 voti)6,47Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
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Voti e commenti su Shadow, 134 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  @  26/05/2010 02:00:37
   8 / 10
Amanti dei vari "Saw" e torture-movie annessi&connessi dove il gioco è a chi si spinge oltre nel mostrare l'inguardabile, lasciate stare questo film perché sareste delusi. Ma delusi (o forse no) sarebbero pure gli amanti dell'horror "classico", in particolare di quello all'italiana, perché qui si vola molto, molto più in alto rispetto alla solita storia del maniaco affetto da coazione a ripetere piuttosto che a quella dello spirito maligno di turno più demoniaco del demonio stesso... L'ho scritto in altri miei commenti e lo ribadisco ora: il cinema italiano quest'anno sta offrendo prodotti notevoli in tutti i generi, da quelli più tradizionali fino a quelli decisamente poco battuti come l'horror. E a far risorgere il nostro cinema sono giovani autori come l'eccellente Zampaglione che sembrano ormai maturi a prendere il posto dei nostri ormai vecchi Maestri. Il Leader dei Tiromancino, in particolare, fa risorgere un genere davvero abusato in cui le poche, vere novità sono arrivate finora solo da Spagna ("Rec") e Francia ("Martyrs"), anche lì grazie ad autori 30 o 40enni. Oltreoceano sembra essere invece notte fonda su questo fronte, basti pensare alla quantità innominabile di sequel o di remake (naturalmente ben peggiori degli originali) che infestano i nostri schermi...

Il nostro "regista-musicista" riesce nell'intento confezionando una pellicola non priva di difetti ma assolutamente originale e godibilissima. E soprattutto INTELLIGENTE (pregio che varrebbe da solo un 10!).

E, a proposito di voti massimi, vediamo cos'è da 10 in questo film. Anzitutto il sonoro: era da tempo immemore che non sentivo una così grande accuratezza nell'uso del suono e in particolare del Dolby. Gran parte della riuscita emotiva del film la si deve proprio a rumori, voci fuori campo, versi e quant'altro. Merito di un Andrea Caucci in stato di grazia. Poi è da 10 la colonna sonora spudoratamente "gobliniana" che trascina lo spettatore nell'incubo e fuori da esso: la mano di Zampaglione qui è evidente così come evidente è il tributo che rende in particolare al nostro Dario Argento. Ma anche una delle trovate più efficaci e geniali del film è dovuta all'uso sapiente della musica: non vi risuona ancora il motivetto "Vieni... c'è una casa nel bosco... il suo nome è 'conosco'..."?!?
Da 10 le scenografie, accuratissime, soprattutto nelle ricostruzioni d'interno della casa di Mortis. Ma anche le montagne friulane non le avevamo mai viste così... Ottima la movimentatissima fotografia di Marco Bassano, al proposito. Infine, da 10 lo straordinario finale che ci riporta a quella "realtà più mostruosa dell'incubo" di cui parla la sinossi ufficiale del film: proprio nella parte più delicata di un horror, Zampaglione padre e figlio hanno dato il meglio di sé vincendo la non facile sfida di riuscire a introdurre forti motivi di riflessione in un prodotto tradizionalmente destinato all'enterteinment puro e semplice.

Date queste premesse, allora, come mai non siamo di fronte a un capolavoro? Le pecche (tutte veniali e perdonabilissime, beninteso!) di cui soffre il film sono almeno due: l'eccessiva inverosimiglianza di molte (troppe) situazioni della prima parte

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER, "risolte" un po' troppo facilmente con il brillante espediente di sceneggiatura

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER. L'altro punto di debolezza sta, a parer mio, in una prova attoriale che in molte occasioni pecca di eccesso di caratterizzazione, forse a causa di una regia che si deve evidentemente perfezionare in questo senso (ma crediamo che Zampaglione abbia tutte le carte in regola per farlo).

Menzione a parte merita il mimo-performer Nuot Arquint, vera forza della natura e già autore di inquietanti "Installazioni umane" in Svizzera nelle quali ha messo a dura prova il proprio corpo e la visione degli spettatori; qui ci offre un personaggio davvero tormentato e fosco, con uno sguardo e una silhouette mortifera come dai tempi di Kinski non vedevamo più. Ma non credo sia azzardato fare il nome di un Bela Lugosi, per esempio. Lo stesso personaggio di Mortis è stato costruito con estrema intelligenza e raffinatezza: non il solito maniaco cieco e ossessionato dalle sue fissazioni, bensì una vera metaforizzazione di quanto l'animo umano sia capace di fare in negativo e di quanto possa soffrirne dopo aver inflitto altrettante, atroci sofferenze. Interessante l'uso della cinepresa anni '40 che viene fatto fare a Mortis, quasi che la sofferenza "a passo 18/24esimi" (quindi filtrata attraverso un media: significativo l'antro nel quale una vera e propria cineteca racchiude le "pizze" che documentano gli orrori del "secolo breve", tutti proiettati o proiettabili) sia l'unica possibile da capire per noi. Per questo Mortis tortura nel senso di colpa i compagni del protagonista pur costringendolo,

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER, a dover essere testimone dell'orrore della guerra, e quindi del Male, volente o nolente. Rilessicalizzando la metafora del "non poter chiudere occhio", un occhio "che vede e quindi duole", Zampaglione riesce mirabilmente a lanciare il messaggio antibellico e più in generale antiviolenza che sottende tutta l'opera. In questo apparente ossimoro (usare la violenza per dire qualcosa contro di essa in maniera efficace) si consuma la genialità di questo "piccolo" film. Un po' più di svolgimento nella parte centrale e saremmo stati davvero di fonte a un capolavoro.

"Accontentiamoci" comunque di un film eccellente che spaventa (molto), raccapriccia (il giusto), fa pensare e riflettere (almeno altrettanto): bravo Zampaglione, continua così!!

"Vedi...
C'è una strada nel bosco...
il suo nome è "conosco"..."

7 risposte al commento
Ultima risposta 06/08/2010 11.06.21
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