l'ultima tempesta (1991)

Il talento visivo-pittorico e l'estro geniale di Greenaway è innegabile,ed anche in questo caso ci regala immagini curatissime e di grande bellezza.
Purtroppo però ho trovato che il regista si sia troppo lasciato andare sotto ogni punto di vista ( scene, costumi, barocchismi),rendendo molto faticoso seguire la storia e facendo risultare tutto questo eccesso come fine a se stesso.
Sontuosa la fotografia di Vierny,musiche di Nymann stucchevoli nelle parti cantate.
Un minore di Greenaway, onestamente non lo rivedrei.

Il cinema di Greenway in uno dei massimi deliri visivi ddove la Tempesta di Shakespeare rimane l'ossatura di fondo ed il volto e la voce di Gielglud trait d'union fra il testo ela sua visualizzazione come sempre molto barocca del regista inglese. Ho un rapporto amore/odio con questo regista particolare. Ho apprezzato alcune sue opere, ma l'eccesso di barocchismo rischia di essere, a volte, fine a se stesso. Bisogna dire comunque che con questi suoi quadri visivi alcuni momenti sono affascinanti, altri decisamente ridondanti.

Ho visto che molti hanno lamentato la difficoltà nel seguire la storia, a me personalmente è parso uno dei più lineari e scorrevoli del regista…ovviamente una minima conoscenza dell'opera shakespeariana sarebbe opportuno avercela prima di affrontare questo film, altrimenti, visto che la narrazione non è proprio di tipo tradizionale, qualche passaggio rischia effettivamente di risultare un po' oscuro.
Come al solito il reparto tecnico lambisce l'eccellenza.
In alcuni momenti è un po' troppo ripetitivo e ridondante ma si sa che Greenaway non è uno che ama lavorare di sottrazione, più ne ha più ne mette.
Con 15/20 minuti in meno sarebbe stato davvero un gran film…così è solo discreto.

Elemento spartiacque tra l'acclamazione e le perplessità nella carriera di Greenaway, "L'ultima tempesta" è una visionaria e rivoluzionaria rilettura della Tempesta di William Shakespeare, sonoramente ignorata a Venezia '91.
La storia del duca di Milano, Prospero, che dopo anni di esilio su un'isola ha l'occasione di vendicarsi dei suoi nemici per mezzo delle sue virtù magiche e grazie ai libri donatigli dall'amico Gonzalo, diventa tra le mani del cineasta inglese non tanto la glorificazione massima di uno dei più grandi attori teatrali del Novecento, sir John Gielgud, quanto la più estrema e sovraccarica visualizzazione della pagina shakespeariana (il regista era reduce da una fallimentare e rischiosissima riduzione dell'Inferno dantesco su video); nell'evocare la tempesta provocata da Prospero, Greenaway si serve di tutta la tecnologia disponibile per ricreare un cinema che sembra più la tela di un pittore, riducendo la narrazione ad una sorta di oscuro monologo in funzione di un apparato visivo a dir poco vertiginoso.
Ed è così che vediamo scorrere ininterrottamente sullo schermo straripanti sovrimpressioni d'immagini, balletti e tableaux vivants, calchi calligrafici e giochi digitali di picture in picture, effetti luminosi ed estetismi pittorici da far impallidire anche l'intellettuale più borioso.
Alla fine, le riflessioni che vuole sollevare sono le consuete, l'ansia di conoscenza (che si concretizza nei 24 libri del sapere di Prospero), l'angoscia sull'origine e la fine del mondo, l'attesa inesorabile della morte, ma forse questa "grande abbuffata" d'arte e di estetica rischia di apparire fin troppo ridondante e sovraffollata per avvicinarsi, sia pur minimamente, ad un'autentica emozione da parte dello spettatore.
Detto molto francamente, potrà anche essere arte ma è quasi inguardabile.

Eccellente film di Greenaway - il migliore che ho visto finora - che prende "La Tempesta" di Shakespeare e la manipola a suo gradimento costruendo un film barocco, sensuale, mistico, kitsch, spettacolare e ridondante.
La dimensione grottesca è al massimo della sua potenza e conferisce al film un aspetto inusuale che lo rende unico, anche rispetto agli altri film dello stesso regista.
Come al solito Greenaway è bravissimo nell'estetica: abbiamo dunque inquadrature e scenografie che sembrano spuntare da quadri del '500, impreziosite da effetti speciali modernissimi - almeno per l'epoca - che accentuano il tono estraniante del film.
Anche le musiche di Michael Nyman sono molto belle e originali.
Un film eccellente cui si può trovare un solo difetto: la volontà del regista di non rinunciare a nulla, quando invece qualcosina si poteva pur tagliare, sacrificandola ad una maggiore omogeneità della storia. Tutto sommato, però, "L'Ultima Tempesta" è una grande lezione di Cinema.

il film più difficile da seguire per me di Greenaway. l'ottima colonna sonora e le scenografie giustificano il voto.

La storia dell' ”Ultima Tempesta” è conosciuta. L'originalità e la differenza è quello che realizza Greenaway in questo film.
Lui, come un pittore del cinema, dipinge un affresco in ogni scena con quell'estetica che soltanto lui riesce a plasmare e lo rendono inconfondibile.
In alcuni momenti risulta faticoso seguire il film, ma è dedicato a chi non vuole vedere una comune versione dell’ opera di shakespeare; è interessante osservare la capacità di raffigurazione che questo genio dell’estetica realizza.

Strepitose le musiche di Nyman.

Di sicuro un film originale, quasi un teatro d'avanguardia. Pero` solo alcune scene mi hanno colpito e interessato, per il resto mi ha molto annoiato e penso ci sia piu` forma che contenuto. Comunque se uno e` curioso vale la pena vederlo.

Splendido raro unico e sterile esercizio di stile.
Io non amo gli esercizi di stile anzi li detesto, il cinema è anche racconto..........il resto è videoarte ed è un'altra cosa.

empio di fulgore visivo e acustico grazie alla regia di greenaway e alla colonna sonora di nyman. Magari un pò difficile da seguire, ma sto film è davvero una manna per gli occhi

la miglior trasposizione cinematorgrafica tratta dal più grande drammaturgo inglese.