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Il regista,al debutto nel lungometraggio,si ispira scrupolosamente alla scioccante vicenda di Armin Meiwes,il famigerato cannibale di Rotenburg.Ricostruendo fedelmente tutto quello che accadde tra questi e la sua vittima consenziente,dal loro incontro fino alla macellazione eil successivo pranzo cannibale(c'è anche il momento in cui i due quasi rinunciarono salvo poi tornare sui loro passi).Sa il fatto suo in quanto a riprese e uso delle luci per creare un'atmosfera opprimente e malsana,e utilizza bene la location e gli effettacci gore avvolti nel buio.Ma visti i limiti di budget non riesce a proporre il resoconto impassibile e documentaristico a cui aspira.Per tutta un'ora sembra più un pornosoft gay,con vittima e carnefice che se la spassano e amoreggiano fino al momento estremo(che occupa l'ultima mezz'ora).Entrambi i protagonisti,nudi per quasi tutto il tempo, si mettono in gioco senza remore,ma più fisicamente che altro(e chissà perchè il film è recitato in inglese e quasi del tutto privo di dialoghi).Per i fan dell'estremo merita,e potrà anche disturbare i poco avvezzi al genere(specie per tutta la parte tra l'evirazione e l'uccisione)Ma non è niente di così trascendentale come dicono.
Film sicuramente disgustoso (per fortuna ne ho visti di film così e ci sono abituato), oltre che decisamente (e volutamente) lento. A livello artistico/cinematografico, oltre che forse per la fotografia, vale ben poco. Se fosse andato qualcuno con una telecamera in casa di Meiwes a filmare tutto quello che era successo e a montarci un video di un'ora e mezza il risultato sarebbe stato uguale se non migliore. Anzi, magari ne sarebbe venuto fuori anche un approfondimento migliore sulla personalità dei due personaggi, visto che tolte le scene in cui si capisce esplicitamente che uno è il "cannibale" e l'altro il "cannibalizzato", i due sono perfettamente uguali e intercambiabili. Potrei comunque capire se all'inizio del film mi avessero scritto un messaggio del tipo "Questo film è una riproduzione pseudodocumentaria del fatto di cronaca in cui è coinvolto Armin Meiwes" etc., ma per giunta qui si parla pure esplicitamente di horror, e francamente la locandina non fa capire qualcosa di diverso. Il sospetto che sia stato girato senza una vera e propria sceneggiatura c'è, ma pure "Operazione Paura" è stato girato così, quindi fosse quello il problema... Insomma, io considero questo film un semplice esercizio, un esperimento per capire come si fa a fare un film (vero) disturbante. Se devo giudicarlo a livello cinematografico dico che non vale molto. In sintesi, guardatelo solo se volete conoscere il livello di resistenza del vostro stomaco.
Filmetto diretto da Marian Dora piuttosto mediocre. La trama tratta da una storia vera è interessante ma è sviluppata in modo veramente troppo lento e diventa difficile seguire il film fino in fondo. Non mancano comunque alcune scene disturbanti. Buona la regia e la fotografia abbastanza cupa e spenta,convincenti anche gli attori. Di questo regista consiglio il semisconosciuto e lunghissimo "Melancholie der Engel",un film realizzato in modo quasi perfetto dal punto di vista tecnico e disturbante come pochi altri.
Marian Dora, la regista di questo "film", dovrebbe farsi una cenetta a lume di candela con Nacho Cerdà. Questa trasposizione cinematografica dell'orrore compiuto da Armin Meiwes è quasi un canto d'amore verso il cannibalismo e il suo artefice. La regista racconta le violenze e i contatti omosessuali dei due protagonisti in modo totalmente maniacale. Quando si tratta un tema così incredibile, terrorizzante e di difficile comprensione forse si dovrebbe cercare di entrare più nella psicologia del soggetto in se, senza dover necessariamente mostrare ogni minimo disgustoso dettaglio, sia esso sessuale o violento. Rinchiudete questa malata.