Stephen Collins, membro del congresso statunitense, vede compromessa la sua carriera politica a causa dell'omicidio della sua amante. Un gruppo di giornalisti decide di avviare un'inchiesta sul triste avvenimento e tra loro figura anche Cal McCaffrey, un ex collaboratore di Collins.
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Posso votare/commentare il film senza tener conto dei 5 minuti finali? Si, dai.
Durante la visione del film pensavo a "Michael Clayton", pellicola dalla costruzione perfetta se relazionata ad una sceneggiatura di quel genere(intrecci politico/industriali e conseguente corruzione). "State of Play" ricalca, in termini di atmosfere, di tempi e se vogliamo anche nel modo di fotografare la città, lo stesso stile. Non cerca il classico colpo di scena a tutti costi, non punta a ritmi frenetici sul thriller andante, anzi. Come la pellicola sopracitata di Tony Gilroy, anche questa può essere tranquillamente classificata come drammatica, e come tale segue appunto ritmi ben più adatti a storie di questo tipo. Non vengono sacrificati i dettagli, la descrizione dell'ambiente giornalistico ed un, seppur non eccessivo, approfondimento psicologico del personaggio. Segue, in definitiva, lo schema che andava seguito. Voto: 7,5.
No, in realtà no posso non considerare quella leggerezza, volendo usare un eufemismo, finale. Quel colpo di scena che non cerca per tutto il film, spunta fuori, invece, prprio nei minuti finali, rovinando, praticamente, tutto il film. Voto 5.