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Il contesto può certamente ricordare Elephant di Van Sant ma Villeneuve opera delle scelte differenti. Non c'è il pedinamento ossessivo verso i tre personaggi, non c'è un approfondito scavo psicologico proprio per accentuare l'estrema ineluttibilià di un atto pieno d'odio in una normale giornata universitaria. Il massacro del politecnico di Montreal è un viaggio dentro il maelstrom della precedente pellicola del regista canadese. Assassino e vittime vengono risucchiati, ma vittime stesse sono i sopravissuti costretti a loro volta a convivere con la paura e i sensi di colpa proprio per essere scampati al massacro. Risucchiati a loro volta (Jean Francois) oppure riuscendo a riemergere a nuova vita (Valerie). Molto bella la regia di villeneuve, attento a non cadere in eccessi spettacolari e mantenendo quel giusto tono distaccato che accentua un senso di frustrazione verso una tragedia cui possiamo assistere impotenti.