Una pagina di storia vera. Un gruppo di fucilieri americani è in lotta con le truppe giapponesi, durante la seconda guerra mondiale, per la conquista dell'isola di Guadalcanal.
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La fobia della scelta, l'essere sempre a metà, il porre più domande che risposte, rendono Malick un regista più "popolare" e accessibile di quanto sembri. Non ha del genio né l'inconscia presunzione né la parassitaria intuizione, ma è un talento prezioso. Un poeta disadattato che ha dovuto forgiare da zero la sua dimensione artistica e, chissà, esistenziale. Dimensione di angoscia e dissidio che filtra da ogni sua opera, da questa in particolare. La guerra non è che l'emblematica occasione per una riflessione totalizzante. Quali i protagonisti? La Natura, autentico "Spirito colato", partecipe di una sofferenza pandemica. L'Uomo, sorgente e diga della Bellezza, l'unica creatura che per disgrazia o per straordinario privilegio si sente vivere. Dio, essenza ma più spesso assenza, in ogni caso un pronome interrogativo: Chi. "La sottile linea rossa" è una delle più fedeli rappresentazioni visive della Sehnsucht romantica, della crudele ironia che intreccia la trappola più subdola della Coscienza, il desiderio spasmodico di un Oltre.