Michael Corleone, il padrino della cupola mafiosa italo-americana, ormai anziano, decide di ripulire la sua vita ed i suoi affari cercando di instaurare un regime di convivenza pacifica con le altre famiglie di New York. Ma a malincuore è costretto a rivedere la su posizione quando una delle altre famiglie rivendica dei diritti sui Corleone.
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Il film a differenza dei primi 2 aderentissimi al romanzo di Puzo,sebbene abbiano qualche dettaglio che li faccia differire dal libro,è una sceneggiatura del tutto originale di Coppola che comunque viene aiutato a scriverla dall'autore (anzi probabilmente è il contrario visto che il regista volle finire li' la saga,sapendo dell'assenza sul set di Puzo negli ipotetici sequel futuri); e anche questa,secondo me,avrebbe dovuto essere premiata con un Oscar,visto che conclude in un modo innovativo,perfettamente ambientato si nel tempo che nello spazio e del tutto verosimile la saga dei Corleone. Micheal,infatti,per salvare il buon nome della sua famiglia e per il bene dei propri figli vuole legalizzare completamente il suo business,tagliando i rapporti sporchi con tutti i vecchi amici; purtroppo si accorgera' che anche volendo non si puo' uscire dalla vita in cui è entrato,e verra' perseguitato dai guai (tema che verra' ripreso 3 anni dopo da De Palma con lo stesso attore in Carlito's way). Stavolta il regista non incentrera' il film sui pezzi da 90 americani,ma su quelli italiani.I personaggi,seppur con nomi diversi sono esistiti veramente: l'arcivescovo Paul Marcinkus (arcivescovo Gilday),Roberto Calvi (Keinszig) e Giulio Andreotti e Licio Gelli (i candidati maggiori ad essere identificati con la figura di Licio Lucchesi). Infatti,non sono invenzioni gli sporchi affari legati al crack del banco Ambrosiano,al "caso IOR",e forse anche alla morte di papa Luciani (Giovanni Paolo I),uno dei pontefici meno longevi in assoluto nella storia,in cui erano invischiati Chiesa,P2 e importanti personaggi politici.
Il terzo episodio ha molti luoghi comuni con il primo: l'invenzione del personaggio di Vicent (un'ottimo Andy Garcia),il futuro Padrino,iracondo,avventato,violento e vendicativo come il padre Sonny; ed il crescente rapporto inversamente proporzionale tra la saggezza e la vecchiaia del protagonista (Micheal,infatti,col passare degli anni e con l'ammalarsi diventa piu' debole,ma anche piu' saggio e meno avventato rispetto a quando era giovane,proprio come il padre Vito). Ci sono,inoltre,dei dettagli interessantissimi come il viaggio di Micheal fatto insieme alla moglie nel paese d'origine per cercare di fargli capire la cultura siciliana, la quale non è legata alla pazzia,ma solo ad una vecchia tradizione culturale; e per cercare di convincerla che tutte le sue cattive azioni erano legate ad un senso di protezione e amore verso i suoi cari.
Diane Keaton ha un ruolo decisamente piu' importante,e mostra tutta la sua bravura. Al Pacino,grande come sempre,invece,mostra tutta la sua versatilita' di attore,diventando una sorta di Innominato dei Promessi Sposi,realmente intenzionato a redimersi.
Alla fine,la figlia Mary morira' per colpa,di quegli affari da cui Micheal non è mai riuscito ad uscire,ed il protagonista caccera' un commovente urlo di dolore e responsabilita' per l'accaduto. Nell'ultima scena Micheal,ormai vecchio,ricordera' tutte le donne che ha amato e ha perso negli anni precedenti,e morira' accasciandosi per terra nel giardino della sua villa,vicino ad un cagnolino che cerchera' di rianimarlo.