Robert (Nicholson), un bravo pianista, ha rotto con la famiglia colta e borghese e ora vive alla giornata insieme a Rayette, una ragazza un po' svampita incinta di lui. Poiché il padre sta molto male, torna a casa, ha una storia con la fidanzata del fratello, ma non mette radici.
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Non si vuol pretendere di descrivere, in una sola pellicola, tutti le inquietudini che hanno toccato un’intera generazione come quella statunitense tra i 60 e i 70; ma suggerirle, rievocarle, soprattutto soffermandosi su quel senso d’insoddisfazione, di reclusione, e di tediosa solitudine, che si manifesta nella vita vagabonda del pianista mancato Robert (un meraviglioso Nicholson). La famiglia non risponde più. La madre è scomparsa e il padre paralizzato. L’amore è monotono, e la musica classica è ascoltata quasi fosse divenuta un anestetico. Le note si disperdono nei paesaggi silenziosi dell’America settentrionale; si ha il desiderio di fuggire: ma dove, se non ci si sente liberi neppure in queste immense lande aperte al cielo?