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Il vero volto (sporco) del Tsukamoto anni 90, un terremoto silenzioso e nebuloso, con epicentro la tokyo underground delle gang, metropoli disumana e labirinto soffocante di alienazione così voluta dopo la fine della guerra dalle elites del CFR e della commissione trilaterale (ehehe che fortuna per ragazzi come me essere nati con simili demoni fantasmatici che ci costruiscono la vita in questa maniera). Bullet Ballet, diavolo di uno tsukamoto, dubbi, domande, incertezze, fumo, buio, nulla. Cronemberg lo diceva con la voce alta di un Ballard, Tsukamoto invece martella il metallo rovente della sua paranoia, scolpendolo in movimenti di macchina sincopati e ripetitivi, inchiodati a un unico perno che li fa girare attorno a se stessi senza soluzione. Un film roco, marcio, incalzante ma solo a tratti. Lampi di luce si accendono ad intermittenza quando tsuka decide di accendere il genio. ma sono solo luci al neon di qualche cesso in qualche club: Tsukamoto non vuole essere buttato sotto una luce fin troppo intensa per i suoi occhi abituati al buio dei vicoli della metropoli tecnocratica. Meglio di tokyo fist e tetsuo number 2 per me resta il suo film migliore degli anni 90, tremendamente opaco, buio, sconvolto ma ugualmente lucido e cinico.