Baaria è il nome fenicio di Bagheria: attraverso le vicende di tre generazioni di una famiglia il film racconterà un secolo di storia italiana, con le Guerre Mondiali e l'avvicendarsi, sulla scena politica, di Fascismo, Comunismo, Democrazia Cristiana e Socialisti.
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Opera fortemente autobiografica e interamente dedicata al paese natìo di Tornatore, Bagheria, un tempo antica residenza estiva dei nobili palermitani e piccolo centro agricolo alle porte della maestosa Palermo. Il vento che attraversa Bagheria in queste tre ore, è una raffica che dura tutta una vita, che si confonde tra presente e futuro. E' il vento arido dei contrasti, di una terra florida e bellissima massacrata da una mafia cieca e ingorda, devastata dalla guerra e dalla democrazia cristiana, quest'ultima che (ahimé) sfugge alla ghigliottina del regista. La vita e la morte in una danza forse un po' barocca ma che fa breccia nel cuore di qualsiasi siciliano. L'uso del dialetto fluido, divertente e naturale, in bocca a personaggi praticamente sconosciuti (ma molto noti a Bagheria) che eclissano qualsiasi microcameo dei numerosi volti noti che si succedono. un film lungo, certamente, ma di grande respiro e di scintillante bellezza. un elogio al paese di Bagheria, giungla di squallide palazzine di mano mafiosa che cingono d'assedio meravigliosi esempi di architettura sette-ottocentesca siliciana; la ripresa del duomo di Bagheria dal corso principale, un gioiello settecentesco di calcarenite dorata, stritolato da cemento e da un fiume di macchine, è forse l'immagine più straziante che sintetizza gli ultimi decenni di infame storia siciliana.