Baaria è il nome fenicio di Bagheria: attraverso le vicende di tre generazioni di una famiglia il film racconterà un secolo di storia italiana, con le Guerre Mondiali e l'avvicendarsi, sulla scena politica, di Fascismo, Comunismo, Democrazia Cristiana e Socialisti.
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Un film osceno, dominato da una smania da kolossal fuori controllo ed infarcito di una serie inaudita di patetici 'amarcord' che vorrebbero tanto replicare la magia di un capolavoro per caso come "Nuovo Cinema Paradiso". Tornatore non si arrende ai suoi evidenti limiti autoriali e ci infligge 2 ore e mezzo di esasperante saga famigliare, vuota e senza pathos, in cui agita uno stuolo di macchiette imbarazzanti sparate dall'arida fotografia in giallo ocra e frastornate dalle musiche di Morricone. Analoghe fiction tv sono più oneste di questo tedioso baraccone milionario. Penosa l'apparizione della Bellucci, impegnata in una scena copulatoria di 10 secondi, e inutili le presenze della gran parte di divi coinvolti per dei gratuiti cameo, solo Ficarra e Picone ci fanno una bella figura. Ambizioni infinite ma è arduo riuscire a prendere il film sul serio.