alice (1988) regia di Jan Svankmajer Repubblica Ceca, Svizzera, Gran Bretagna, Germania 1988
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alice (1988)

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locandina del film ALICE (1988)

Titolo Originale: NECO Z ALENKY

RegiaJan Svankmajer

InterpretiKristýna Kohoutová

Durata: h 1.26
NazionalitàRepubblica Ceca, Svizzera, Gran Bretagna, Germania 1988
Genereanimazione
Al cinema nel Gennaio 1988

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Trama del film Alice (1988)

All'interno della propria cameretta, la piccola Alice assiste attonita alla macabra resurrezione di un coniglio impagliato. Quando l'animale fugge attraverso il cassetto di una scrivania, la bambina decide di seguirlo scoprendo così un mondo folle, un tetro universo dove gli oggetti apparentemente più familiari si animano minacciosamente ed i cadaveri scheletriti di piccoli animali regnano indisturbati. Bevendo inchiostro la stessa Alice si trasformerà in una bambolina, ostantemente minacciata da assurdi personaggi d'incubo, finché non giungerà nel giardino-lavatoio della Regina di Cuori dove sarà processata e condannata alla decapitazione. Risvegliatasi all'improvviso, l'avventurosa protagonista capirà che si è trattato solo di un sogno.

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Voti e commenti su Alice (1988), 39 opinioni inserite

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hghgg  @  30/07/2016 22:18:43
   8½ / 10
La miglior trasposizione della più celebre opera di Lewis Carroll. La peggior trasposizione della più celebre opera di Lewis Carroll.

Perché il mondo qui creato da Svankmajer è un mondo pieno di contraddizioni e follia come quello di Carroll. Da una parte è la trasposizione che più si avvicina allo spirito dell'opera originale e dall'altra quella che forse più se ne allontana.

"Qualcosa su Alice", questa la traduzione del titolo originale "Neco Z Alenky", come film di Svankmajer in se è bellissimo, alle soglie del capolavoro. Se non sbaglio è il suo esordio con un lungometraggio. Un'opera grottesca e macabra che scatena incubi e libera tutta l'inventiva e la fantasia del regista, con la creazione così meravigliosamente "casalinga" di questo disturbante mondo immaginario, con il mirabile uso della tecnica dello stop-motion per animare i pupazzi che popolano il film. E quando c'è la stop-motion di mezzo è per me sempre motivo di giubilo.

Più complesso inquadrarlo come effettiva trasposizione di "Alice nel Paese delle Meraviglie" e, molto meno, di "Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò".

Sia chiaro fin da subito: Svankmajer ammira tantissimo l'opera di Carroll, tanto da avergli precedentemente già dedicato due cortometraggi; considera Carroll un maestro e un pioniere nel campo del surreale. L'omaggio che il cecoslovacco fa all'opera dello scrittore inglese è sentito e sincero. Ma "Alice" di Svankmajer con "Alice" di Carroll c'entra tutto e c'entra niente.

Probabilmente nessun'altra trasposizione cinematografica sul Paese delle Meraviglie ha colto tanto bene lo spirito dell'opera, la sua follia non-sense se volete anche inquietante, solo che Svankmajer trasporta Carroll nel suo mondo e così facendo ne esalta il lato più macabro e disturbante.

Vedendo il film tuttavia può anche saltare all'occhio come evidentemente si possa affermare, volendo, che "Neco Z Alenky" con "Alice nel Paese delle Meraviglie" ci azzecchi in fondo abbastanza poco. Ambientazione, raffigurazioni e atmosfera sono tutti filtrati in maniera personalissima dal regista, mancano moltissimi personaggi (persino, cosa abbastanza clamorosa, lo Stregatto) e molte cose sono modificate se non quasi irriconoscibili e sono poche le scene riprese in maniera fedele da Carroll.

Insomma se uno cerca proprio la fedeltà a Carroll potrebbe rimanerne spiazzato, se uno cerca qualcosa che sia "Liberamente ispirato ad Alice nel Paese delle Meraviglie" come viene specificato all'inizio, ma ne colga in qualche modo lo spirito in maniera eccellente allora apprezzerà. Se si è ammiratori del cinema surrealista o anche della tecnica della stop-motion allora su questo film ci sbaverete in devota ammirazione.

Che cos'è quindi "Neco Z Alenky" ? Semplicemente è il mondo surreale, oscuro e visionario di un grande del cinema surrealista come Jan Svankmajer che porge il suo omaggio all'ispirazione del viaggio di Alice.

Tutto viene perciò trasfigurato in un mondo macabro e terrificante, un incubo quasi a tinte horror (penso alla scena, terribilmente ansiogena, di Alice rimpicciolita, rappresentata da una bambola, inseguita in maniera feroce e ossessiva dal Bianconiglio e la sua schiera di scheletri di animali) ulteriormente accentuato dall'effetto dato dalle animazioni dei pupazzi in stop-motion, con i loro movimenti a scatti, dai pochissimi dialoghi e dall'assenza di colonna sonora (presenti solo suoni naturali); senza contare che la maggior parte degli striminziti dialoghi sono pronunciati attraverso una ravvicinatissima inquadratura alle labbra dell'Alice narratrice che come in un'ossessiva e cantilenante filastrocca ci ripete le battute pronunciate dai personaggi che spesso sono sempre le stesse.

"Alice" in salsa underground europea quindi. E surreale al massimo, come deve essere.

E allora nel disturbante viaggio nel mondo di questo Svankmajer vestito da Carroll ciò che vediamo non solo spiazza, ma forse spaventa, anche; o perlomeno inquieta.

Il Bianconiglio è un cadavere che torna alla vita. Uno zombie, in pratica. Un coniglio morto, imbalsamato, che torna in vita, si schioda (letteralmente) dalla sua postazione, si veste e parte per raggiungere la sua destinazione, continuando a perdere segatura dallo squarcio che gli percorre petto e pancia, li dove tiene il suo orologio. Il Bianconiglio era un gran rompicòglioni, qui diventa una creatura dell'incubo, feroce, spaventosa.

Gli animali che chiama per farsi aiutare a scacciare l'Alice ingigantita da casa sua sono animali morti, come lui. Sono scheletri di animali. Scheletri che si muovono. Quando Alice calcia via quello che cerca di passare dal camino, praticamente lo ammazza (di nuovo). Gli cade fuori tutta la segatura e gli altri lo rimettono a nuovo rificcandogliela dentro con un imbuto. Una sequenza disturbante, a dir poco. Strana. Diversa da qualsiasi altra "Alice", ma forse esattamente come dovrebbe essere. Strana.

Le bottiglie che Alice beve non contengono uno strano e misterioso liquido, contengono inchiostro, puro e semplice.

Il signor topo prima si accende un fuoco di bivacco sulla testa della povera bambina, poi lo ritroviamo morto stecchito, finito in una trappola per topi.

Perché il Paese delle Meraviglie dei sogni di Alice, nelle mani di Svankmajer diventa semplicemente una proiezione folle, ostile e pericolosa dei luoghi reali, della stessa casa di Alice, degli stessi oggetti che la circondano di solito. Tutto è ovviamente diretto e realizzato con pochi mezzi il che esalta idee e fantasia del regista. Tutto è esattamente mostrato come estremamente reale, come se nel mondo rassicurante (e noioso) di tutti i giorni si sia aperto uno spazio per creature da sogno e incubo e quelle fossero improvvisamente entrate.

Non per niente il Brucaliffo non è che un semplice calzino con una dentiera e un paio di occhi finti cuciti sopra. Una delle scene più assurde di tutto il film nella sua casareccia surrealtà.

Probabilmente la scena più semplicemente fedele all'originale di tutto il film è quello del "Tea Party" del Cappellaio Matto e della Lepre. Un burattino di legno e un pupazzo di peluche, per l'occasione. Ma anche qui, diventa tutto lento, pesante, ossessivo, disturbante.

La Regina di Cuori e tutta la sua corte sono esattamente quello che sono in qualsiasi altra trasposizione: personaggi delle carte da gioco. Solo che qui sono direttamente le carte stesse che prendono vita e vengono animate, semplicissime carte da gioco. Solo che quando la regina ordina di tagliar teste questa volta arriva il Bianconiglio morto e le teste le sforbicia sul serio. Quelle di Cappellaio e Lepre comprese, che poi se le raccolgono, se le scambiano e continuano a fare quello che stavano facendo prima.

Il meraviglioso giardino non è che un terrazzo al chiuso dove stendere i panni, i fenicotteri per giocare a croquet in realtà sono starnazzanti (e reali) galline.

Per non parlare del finale, perfino Alice diventa quasi inquietante nella sua non molto velata minaccia a quel Bianconiglio che, alla fine del sogno, si scopre effettivamente evaso dalla sua postazione di coniglio morto e imbalsamato.

Kristýna Kohoutová, la bambina che interpreta Alice (tranne quando è rimpicciolita, sostituita da una bambola) e unica attrice in carne ed ossa del film, è stata molto brava.

Uno strano, strano film, come è sacrosanto che sia, ma molto diverso (o forse molto uguale) alla stranezza di Carroll, più macabro, più cattivo, un lato dell'opera originale che Svankmajer ha scelto di esaltare e glorificare.

Fotografia splendida, si veda l'inquadratura iniziale. O il modo in cui viene esaltata l'atmosfera del film. I colori e l'immagine sono chiari, perfetti. Esaltano la forza artigianale del film.

Un film reso indimenticabile dalla regia folle e visionaria di Jan Svankmajer, oltre che dall'uso dello stop-motion; un altro grande maestro del cinema surreale che ho scoperto grazie a questo film e di cui mi affretterò a scoprire altri e successivi capolavori.

Meraviglioso. Andate giù nel Paese delle Meraviglie che popola i vostri incubi.

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