Due studentesse rumene, Otilia e Gabita, dividono la stessa stanza in un dormitorio per studenti universitari, durante gli ultimi anni di comunismo in Romania. Un giorno Gabita scopre di essere incinta...
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Personalmente, il film definitivo sull'aborto. Chi mi legge sa quanto prediliga le pellicole forti e disperate e quanto consideri il cinema d'evasione noioso. Non è un paradosso, basterebbe fare un rapporto con la letteratura e vedere come tutti i più grandi scrittori, da Dante a Dostoevsky, da Kafka a Saramago siano considerati quelli che raccontano le miserie, le disgrazie, la disperazione e le paure dell'uomo. 4 Mesi 3 Settimane 2 Giorni come un grande romanzo naturalistico, come un grande esempio di Cinema Verità, racconta semplicemente la giornata di 2 amiche romene. Una deve abortire, l'altra aiutarla a farlo, in qualsiasi modo. Non si versa una sola lacrima in questo film romeno, si racconta con durezza una storia senza la minima presenza di retorica. Da notare ad esempio la completa assenza di colonna sonora, neanche diegetica se ricordo bene. Il film ha un'assoluta staticità, lunghissimi piani sequenza mai virtuosi, una semplice e bellissima inquadratura per volta, quasi una regia teatrale. La differenza, il virtuosismo che non cerca la regia, è affidata così alla bravura dei protagonisti, notevolissima, capaci di dare incredibile intensità, specie nelle magistrali scene di silenzio (eccellente ad esempio quella post rapporti sessuali) .In realtà fino alla mezz'ora non sappiamo quale sia la tematica principale del film. La parola "aborto" giunge così, da un momento all'altro. Il film è così divisibile in 3 precisi tronconi : una lunga prefazione, l'aborto (tra l'altro con una spiegazione tecnica dettagliatissima), il post-aborto. In quest'ultima sezione si innalza la scena capolavoro della cena, praticamente per intensità, tensione e dinamica emotiva, assimilabile al superbo finale di Lourdes.
Il piatto al ristorante, assurdo mix di filetto, fegato, cervella e midollo che mangia la mancata puerpera rappresenta a mio parere un macabro riferimento al feto appena espulso e buttato. E' una specie di contrappasso dantesco, veramente notevole.Un film che parla dell'aborto senza portarci mai con il pensiero ed emotivamente dalla parte della vita negata al possibile nascituro, come se lo stesso film fosse a suo modo un aborto che rifiuta tutto ciò. Fino a che, chiaro e nitido, non ci viene mostrato il feto. E in quel feto, d'improvviso, la sconfitta dell'Uomo ci viene sbattuta in faccia, la vita che sarebbe stata e mai sarà è lì sanguinante sul pavimento.
Una vita lunga soltanto 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni.