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In un mondo ormai che pretende risposte immediate e quasi istantanee, il vecchio democristiano Mariano De Santis è Presidente della Repubblica ed ogni sua scelta, da buon giurista, deve essere ponderata e meditata a fondo. Un uomo di potere immobile, da poco entrato nel suo semestre bianco e pungolato da sua figlia Dorotea (perfetto nome democristiano) nella speranza di lasciare traccia del suo settennato. Di fronte una legge sull'eutanasia che di certo non farebbe piacere al suo amico personale il papa (nero) e due richieste di grazia: la prima di una donna vessata dalla violenza del marito che lo ha ucciso a coltellate nel sonno e la seconda di un professore che ha ucciso la moglie ormai preda di una malattia neurodegenerativa. Quest'ultimo non ha chiesto la grazia, ma lo ha fatto la comunità in cui vive per lui. Un film più "concreto" e più minimalista rispetto ad altri film del regista partenopeo, su un uomo giunto alla fine del suo mandato in preda a dubbi ed inquietudini, più occupato delle sue questioni personali (il tradimento della defunta moglie di 40 anni prima), rispetto ad una scelta netta che non vuole prendere e di cui è fortemente tentato di scaricare il barile al suo successore. Ottimo film di Sorrentino e meritata Coppa Volpi a Servillo, anche se, con questo premio, ha tagliato le gambe al film per la gara dei leoni.