american gigolo' regia di Paul Schrader USA 1980
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american gigolo' (1980)

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locandina del film AMERICAN GIGOLO'

Titolo Originale: AMERICAN GIGOLO

RegiaPaul Schrader

InterpretiRichard Gere, Lauren Hutton, Bill Duke, Hector Elizondo

Durata: h 1.57
NazionalitàUSA 1980
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 1980

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Trama del film American gigolo'

Julian Kay, di professione gigolò, diventa l'amante di Michelle, moglie del senatore Straton. L'agente per il quale lavora, Leon Jaimes, lo mette in contatto con i Rehiman, una coppia di coniugi perversi. Quando la signora Rehiman viene assassinata, Straton fa ricadere i sospetti su Julian. Riuscirà a cavarsela grazie all'intervento di Michelle.

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Voto Visitatori:   7,07 / 10 (41 voti)7,07Grafico
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Voti e commenti su American gigolo', 41 opinioni inserite

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Spotify  @  08/12/2016 04:36:48
   6 / 10
Con "American Gigolò" ci troviamo senza dubbio di fronte alla pellicola che ha lanciato Richard Gere, conferendogli certamente più la fama di sex simbol che di attore top. Diciamo che questo film si può definire come un'antesignano dei prodotti cinematografici che hanno lanciato attori non eccelsi ma dotati di quel bell'aspetto che faceva accorrere le donne in sala. Ben che l'anno di produzione sia solo il 1980, l'atmosfera degli anni 70 non si sente per niente e più si visiona la pellicola più si ha l'impressione che essa, sia stata fatta per scopi puramente commerciali, come del resto, ogni produzione artistica degli anni 80. Già la trama di per se è parecchio ordinaria, una vicenda che di originale ha ben poco. Si capisce subito quale è il messaggio che Schrader vuole mandare, piuttosto scontato. Tuttavia, è Schrader stesso a far si che il film sia comunque piacevole (per lo più nella prima parte), in quanto il regista sfodera un regia piacevole, non dinamicissima ma che coinvolge lo spettatore al punto giusto. Ci si immerge in un contesto elegantissimo, fatto di persone per bene, ma che dentro di loro nascondono le pulsioni più sfrontate (vedi spoiler). In tale ambiente però, c'è anche un'altra zona, una sponda dove c'è corruzione, brogli, intimidazioni di ogni genere perpetrate verso chiunque come succede proprio a Julian quando finisce nei guai. Difatti, è proprio qui che il director vuole andare a parare, cioè ci vuole mostrare che un gigolò come Julian Kay, può godere della protezione di persone che si ergono sopra a tutto, ma, appena certe cose prendono una piega inaspettata, questi individui voltano le spalle ai "loro" stessi gigolò , i quali improvvisamente, senza più la copertura, si sciolgono come gelati al sole. Basta quindi perdere l'appoggio delle alte sfere, ed ecco che crolla tutto in un attimo e oltretutto, ci si ritrova contro, quelli da cui prima, si era protetti. Messaggio che, come ho scritto prima, era prevedibile già da diverso tempo prima che la pellicola si avviasse verso la fine. Eppure, ammetto che quella di Schrader è una comunicazione purtroppo sempre veritiera.
Buona la direzione di Gere, reso decisamente credibile nel suo ruolo, il regista lo rende molto naturale in tutti i suoi atteggiamenti, lo caratterizza quanto basta per farlo sembrare il più classico dei gigolò. Bene anche la caratterizzazione del personaggio di Michelle, molto particolare. Tale figura nel film è anche molto affascinante, non è come tante altre donne presenti in prodotti di questo tipo.
Belle le scenografie, molto eleganti e raffinate, si sposano alla perfezione con lo stile della pellicola.
Altro punto di forza è la colonna sonora, dove si erge la famosissima "Call Me" dei Blondie, pezzo disco/rock celeberrimo dei primissimi anni 80. Anche il resto del soundtrack si mantiene su buoni livelli grazie alle grandi capacità dell'italiano Giorgio Moroder.
Valido il cast: Richard Gere è bravo, fa molta leva sul proprio sex appeal, però, indubbiamente ha delle valenti abilità recitative. Sprigiona parecchia naturalezza nella sua interpretazione e da importanza anche alle movenze. Espressioni riuscite e esplicazione dei dialoghi funzionale. Buona prova anche per Lauren Hutton, anch'essa come Gere, punta molto sulla sua accentuata sensualità (in certe scene è proprio tanta roba XD), e attraverso ciò riesce a trarre una performance positiva. Contraddistingue bene il suo personaggio, ci mette molta passione.
Il film secondo me, si inceppa nella seconda parte, dove il ritmo cala vertiginosamente e la narrazione si fa inutilmente più contorta. Se nella prima parte, ben che non succeda tantissimo, si assiste piacevolmente allo svilupparsi della storia, e proprio quando il tutto sembra dover esplodere da un momento all'altro, ecco che Schrader si perde, proponendo diverse scene che fungono solo da riempitivo e altre sequenze di pseudo-suspense che sono riuscite davvero male e che inoltre, non c'entrano assolutamente niente con la generale tendenza della pellicola. Il finale è sbrigativo, il movente per il quale il protagonista è finito nella situazione in cui si trova, praticamente non è spiegato e complessivamente si ha una netta sensazione di frettolosità nel girare l'epilogo della pellicola (vedi spoiler).
Di tutto ciò, è complice anche una sceneggiatura alquanto difettosa: innanzitutto si sussegue un'elevata ripetitività di situazioni, si vede chiaramente che Schrader non avesse proprio moltissime idee. E infatti quello che fa è semplicemente riciclare ogni momento della vicenda, per poi riproporlo nel contesto seguente, con l'aggiunta di qualche dettaglio in più. Questo è stato il grande sforzo del regista/sceneggiatore. Poi, se la regia cala di intensità nel secondo tempo, molto è dovuto anche alla seconda fase dello screenplay, dove c'è un continuo girare intorno ai vari contesti che vanno a delinearsi, e alla fine non si riesce mai sul serio a ricavarci qualcosa di concreto. Finale scritto in maniera banale e mediocre. Per lo meno, ho trovato discreta la stesura dei personaggi e anche i dialoghi non sfigurano, almeno hanno un certo ritmo.

Conclusione: una pellicola che oggi è ritenuta cult, forse così è per via di alcuni fattori, però poteva essere un film molto più bello e invece è pieno di ingenuità e leggerezza che lo limitano non di poco. Sufficienza piena e niente di più.

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