Recensione la voce di hind rajab regia di Kaouther ben Hania Tunisia, Francia 2025
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Recensione la voce di hind rajab (2025Film Novità

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locandina del film LA VOCE DI HIND RAJAB

Immagine tratta dal film LA VOCE DI HIND RAJAB

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Immagine tratta dal film LA VOCE DI HIND RAJAB
 

Le immagini di orrore quotidiano che vediamo ogni giorno, ogni ora, su telegiornali o altri fonti di informazione, sono talmente numerose e talmente divulgate nei tantissimi canali di social media al punto di averci anestetizzato quello stupido organo chiamato cervello umano. Fortunatamente il cinema riesce ancora scuoterci dal torpore di un orrore a cui siamo purtroppo abituati. Possiede ancora la capacità di farci ragionare e riflettere, di farci arrabbiare ed indignare con una forza dirompente che pochi mezzi possono affermare con un certo grado di fierezza.
Il cinema è anche e soprattutto un'arte visiva, ma contrariamente a quanto si possa pensare, in questo film non è lo stimolo visivo ad essere il vettore principale, bensì uno stimolo uditivo: una voce, la voce di una bambina di sei anni di nome Hind Rajab, intrappolata in un'auto bersagliata dai proiettili dell'IDF. Tutti i suoi parenti sono morti, lei è l'unica sopravvissuta e chiama la Mezzaluna rossa per avere aiuto. "Salvatemi".

29 gennaio 2024. I volontari della Mezzaluna Rossa ricevono una chiamata d'emergenza: una bambina di sei anni, intrappolata in un'auto sotto il fuoco di una sparatoria a Gaza, implora di essere soccorsa. In costante contatto con lei, aggrappati alla sua voce disperata, faranno tutto il possibile per salvarla.

Il teatro della storia è un ufficio di coordinamento della Mezzaluna distante 80 km da Gaza, dove è avvenuta la sparatoria che ha coinvolto Hind Rajab. Una volta localizzata la chiamata, il posto più vicino per attivare il soccorso dista solo 8 minuti dal luogo dell'evento. Una distanza minima, irrilevante nella maggior parte di innumerevoli contesti. Solo che Gaza non è un contesto normale, è una guerra non nel senso canonico del termine, perché la guerra in generale implicherebbe un conflitto fra due eserciti di due o più nazioni nemiche. A Gaza c'è solo un esercito che cerca di stanare un'organizzazione terroristica, cioè Hamas, che non è un esercito regolare. Gaza stessa non fa parte di una nazione riconosciuta soprattutto dal mondo cosiddetto "occidentale". E' un territorio popolato da palestinesi che Israele ha occupato in ritorsione agli eventi del 7 ottobre 2023. Ed è un massacro indiscriminato di civili come la cronaca ci racconta quotidianamente. Genocidio o no? Personalmente è una sterile questione di pura semantica.
Come si vedrà, quella distanza apparentemente irrisoria di 8 minuti diventerà qualcosa non certo insormontabile, ma di difficilissima attuazione.

Omar riceve per primo la telefonata di Hind, percependo fin da subito la gravità della situazione. La voce della bambina è impaurita e probabilmente sotto shock perché afferma che i parenti insieme a lei sono addormentati mentre in realtà sono già morti sotto il fuoco israeliano. Rana un'altra operatrice che aveva finito il turno affianca Omar, sperando che una voce femminile sia più rassicurante. Tutto supervisionato dalla psicologa Nisreen che offre supporto ad entrambi gli operatori su cosa dire e come comportarsi nei confronti di una bambina terrorizzata. Mahdi é colui che dovrebbe mettere in moto la macchina dei soccorsi ed avverte immediatamente i suoi superiori per avere il via libera per inviare l'ambulanza.
Omar e Mahdi sono le due facce della stessa medaglia e gradualmente entrano in un conflitto che diventerà sempre più aspro. Il primo è poco tempo che lavora nella struttura. Il suo approccio è decisamente più emotivo e se ne infischia di chiedere permessi o autorizzazioni perché c'è una bambina di sei anni da salvare e se fosse in grado di farlo, partirebbe lui stesso immediatamente. Mahdi potrebbe dare l'impressione di remare contro di fronte a questa emergenza, ma utilizza semplicemente un approccio più razionale. Vuole avere il via libera a tutti i livelli prima di mandare un'ambulanza e mostra ad Omar un foglio con le foto di personale medico e paramedico morto durante delle operazioni di soccorso come questa. Non vuole rischiare la vita di altro personale medico, tenendo conto che si opera in un teatro di guerra e di conseguenza la perdita di medici ed infermieri, personale prezioso in tali ambiti, renderebbero difficoltose altre missioni di salvataggio. Allo stesso tempo Mahdi non nasconde la sua frustrazione per la situazione creatasi. All'ennesimo sollecito di Omar per far intervenire i soccorsi, Mahdi disegna sul vetro del suo ufficio tutti i passaggi che servono per avviare il soccorso sul luogo dove è la bambina. Passaggi che coinvolgono in primo luogo la Croce Rossa, successivamente le autorità israeliane, le quali a loro volta devono avvertire l'IDF di questa emergenza affinché non sparino ai soccorritori. Tali passaggi sono a grandi linee, perché in realtà sono molto più complessi, il che rende l'idea dell'assurdità tragica della situazione, che non si coniuga nella maniera più assoluta al concetto stesso di emergenza.

Kaouther Ben Hania, regista tunisina del film, non nuova ai lidi veneziani con L'uomo che vendette la sua pelle, presentato al concorso Orizzonti nel 2020, si muove parallelamente tra la finzione all'interno della sede della Mezzaluna e la realtà di quella voce, attuando una presa emotiva enorme e sempre più crescente, lasciando fuori da tale spazio limitato le immagini di guerra. La guerra stessa diventa un eco che proviene dall'audio di Hind con i rumori di sottofondo dei cannoneggiamenti dei carri armati e dagli spari delle armi israeliane che fanno fuoco a tutto ciò che si muove senza rendersi conto di una bambina indifesa dentro un auto, circondata dai cadaveri dei suoi parenti.
La breve durata del film, poco meno di un'ora e mezzo evidenzia l'importanza del fattore tempo intorno a tale evento. Ogni minuto è prezioso ed ogni minuto che passa diminuiscono le possibilità di recupero, fra continue telefonate con il fratello di Hind, rifugiato in Germania e con la madre di Hind, ancora a Gaza, che implora di fare qualcosa. Soprattutto mancano sempre le autorizzazioni per avere la luce verde del soccorso. Le procedure e la farraginosa burocrazia sono lente e tutti sono in febbrile attesa di quella la telefonata che smuoverebbe la macchina dei soccorsi già preavvertiti e pronti ad intervenire, però occorre il via libera per agire.
Finzione e realtà che ad un certo punto entrano in contatto quando Nisreem parla con Hind mentre la sta tranquillizzando sui soccorsi che arriveranno a salvarla. Nell'inquadratura si vede l'attrice Clara Khoury che interpreta il personaggio, a cui si aggiunge un cellulare che mostra l'immagine reale della vera Nisreem che parla con Hind. Realtà e finzione si toccano, trovando un punto di contatto. Operazione che mira allo scopo di sgomberare il campo da chi possa ritenere questo film una pura propaganda.

Diverse persone hanno accusato il film di fare pornografia del dolore e della tragedia usando le vere registrazioni della bambina. Forse queste stesse persone conoscono poco o forse fanno finta di niente, di ciò che è stato, ciò che è e spero personalmente sarà il cinema di denuncia sociale e civile. Questo, a livello puramente personale, è cinema di denuncia. Una denuncia dura e forte che non fa sconti, che ti attanaglia a livello emotivo ed è un pugno sullo stomaco anche senza essere un film di genere horror. Questo è orrore puro e reale.
Paura e speranza si alternano continuamente quando arriva il via libera per soccorso dopo estenuanti trattativi ai limiti del grottesco, l'autoambulanza si muove apparendo come un puntino sullo schermo e avendo avuto la conferma che la bambina è ancora viva dopo che si era creduta morta. Sequenza tesissima con il mezzo che si muove tra le macerie di edifici che ormai non esistono più e che costringono a modificare leggermente il percorso, cosa pericolosa perché modificarlo significa rischiare di andare in una zona di sicurezza non garantita. E così succede. Il mezzo viene colpito ed i soccorritori uccisi.
L'unica "licenza esterna" che il film si concede è quella di un filmato giornalistico che osserva il luogo dell'accaduto: un'autoambulanza sventrata (da un drone o un colpo di artiglieria di carro armato poco importa) ed il SUV familiare crivellato di colpi d'arma da fuoco e una sfilza di cadaveri coperti da un telo. Fra di loro c'é Hind Rajab.
Andiamo oltre la rabbia o l'indignazione dell'accaduto. Ciò che rimane maggiormente è il senso di impotenza di fronte ad eventi come questo. La Voce di Hind Rajab è una storia individuale in mezzo a tante altre storie in quella terra martoriata e senza pace della Palestina, ormai diventato teatro di un massacro indiscriminato. E' uno schiaffo della realtà verso tutti.
A livello personale non posso affermare se avrebbe meritato o meno il Leone d'Oro, andato al film di Jarmusch, che non ho visto. Ha ottenuto il Leone d'argento Gran premio Speciale della Giuria e la sensazione che ho provato è quella del bicchiere mezzo vuoto. Sicuramente questo film, più di tutti gli altri, ha colpito nel profondo coloro che lo hanno visto, provocando emozioni contrastanti e non sempre positive. Non credo che il pubblico rimarrà indifferente. L'indifferenza alberga altrove.

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Recensione a cura di The Gaunt - aggiornata al 24/09/2025 11.07.00

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