Dopo la morte di Jung-bae, quello che troviamo all'inizio è però un Gi-hun profondamente diverso. Affranto, sembra aver perso ogni speranza, tanto da arrivare a chiedere di ucciderlo alle tute rosse nel dormitorio. Non ci vuole molto, tuttavia, prima di assistere a una sua nuova trasformazione.
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Coinvolgente almeno quanto le altre stagioni ma, personalmente, alcune dinamiche non sono riuscito a mandarle giù essendo decisamente troppo artefatte e inverosimili. Cast e regia come sempre più che buone, livello tensivo ben orchestrato e personaggi che non mancano di mostrare sfaccettature e caratteri abbastanza definiti. A mio avviso la meno convincente delle tre.
Il voto va alle tre stagioni, la prima ovviamente è la migliore soprattutto grazie all' idea originale del reality show più sadico del mondo. Certo poteva essere autoconclusiva ma visto l'enorme successo globale i seguito erano (e molto probabilmente sono) d'obbligo!
La seconda stagione è stata abbastanza interlocutoria ed è servita per ricreare la situazione e le dinamiche iniziali ma questa terza season si approfondisce molto l'aspetto dei personaggi e la critica sociale di questo mondo che gira intorno al dio danaro emerge parecchio...
Sinceramente mi è piaciuta parecchio la conclusione fi questa serie coreana con respiro internazionale che probabilmente avrà ancora qualcosa da dire...
P.S. attenzione perché i commenti successivi contengono grossi spoiler!
Mi è piaciuta molto. Chi guarda l'ultimo episodio di Squid Game 3 solo come un climax emotivo o un colpo di scena spettacolare rischia di perdersi il cuore stesso dell'opera. La morte di Gi-hun, il suo gesto estremo per salvare una vita innocente, non è soltanto il punto finale di una parabola personale, ma una condanna netta e definitiva a un sistema che premia chi sacrifica gli altri, e punisce chi tenta di salvarli. Hwang Dong-hyuk torna con forza alla critica sociale della prima stagione, ma qui alza il tiro: non si limita a denunciare le disuguaglianze, le logiche predatorie del capitalismo o la spettacolarizzazione della sofferenza. Va oltre. Ci dice che l'unico modo per uscire dal gioco è rifiutare le sue regole, anche se questo significa morire. Gi- hun sceglie di non giocare, di non essere complice. E così facendo, vince non il premio, ma l'ultima briciola di umanità possibile. La terza stagione è disseminata di segnali: il gioco finale, che prevede il sacrificio della vita per un neonato (metafora limpida del futuro), la figura del padre biologico usato come antagonista, un uomo spezzato che rappresenta l'adulto compromesso, fino alla distruzione dell'isola stessa, ordinata senza esitazione da chi muove i fili. Tutto grida un'unica, spietata verità: questo sistema si autoalimenta solo finché noi lo accettiamo. Eppure, molti spettatori hanno ridotto tutto al "twist" finale o ai giochi più crudi. Forse perché è più comodo, più facile guardare il sangue che il contesto. Ma Squid Game 3 non vuole più essere un gioco. È un'accusa, un atto di accusa lucido, disperato e politico. Non ci chiede di empatizzare con i personaggi. Ci chiede di guardarci allo specchio. E allora, per me, questa stagione, pur con i suoi momenti più frenetici o narrativamente affrettati, è forse la più necessaria. Perché mette fine al gioco, ma non alla domanda che ci lancia addosso: fino a che punto siamo disposti a restare spettatori?
Finale con il botto per questa piccola serie Coreana che ha influenzato e invaso in pochi anni televisione e costumi.
La serie è vero, poteva finire con la prima stagione, anche perche le motivazioni con cui il vincitore e protagonista torna in gioco mi sono sembrate sempre piuttosto deboli.
In questa terza stagione non ci sono grandi novita' si torna a giocare, con idee molto buone non c'è che dire. La scenografia di "nascondino" e l'episodio in questione sono emozionanti. Il finale stesso chiude il cerchio in modo dignitoso, non mi ha sorpreso molto ma mi ha comunque emozionato e convinto in pieno. la comicita' inutile viene messa da parte anche nella sottotrama dell'indagine esterna.
Alcune lacune di sceneggiatura sono comunque presenti, alcune morti affrettate, come madri che uccidono i figli... o il gioco finale dove il gruppo rimasto, che fino a quel momento uccideva a caso e senza pieta' il primo concorrente che gli capitava sotto mano, improvvisamente cerca un omicidio "democratico" poco credibile. Il tutto perche gli ultimi 2 arrivino alla fine.
Nella seconda stagione aveva poco senso l'assenza dei VIP, i primi giochi erano senza scommettitori, senza un apparente motivo, in questa terza invece sono ben delineati e con un ruolo da osservatori molto importante. Basti pensare al VIP vincitore che alla fine vedendo il gesto del protagonista non dice una sola parola malgrado il suo essere avido fino al midollo. Evidentemente la lezione di Gi-hun ha convinto in pieno.
Del resta il finale della seconda stagione trasforma completamente l'animo del protagonista che non ha piu' nessun interesse a proseguire il gioco, cerca solo una vendetta personale, degli altri concorrenti che inizialmente voleva salvare poco gli frega. Sono finiti i consigli perche chi ha aiutato in passato lo ha tradito. Il front-man.
Insomma una bellissima chiusura di stagione "coreana" che sembra passare la mano alla versione Americana, scontata visto il successo, ma anche questo passaggio di consegne avviene con classe con un cameo finale sorprendente.