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Al terzo film il regista(che sceneggia e co-produce)tenta un'ambiziosa quanto fallimentare commissione di horror-fantascienza e reminiscenze western.Qui il discorso sulla cultura afroamericana cerca metafore sulla purezza dell'immagine cinematografica(con riferimento agli esperimenti di Eadweard Muybridge)e l'occhio dell'uomo(cui rimandano le fattezze della creatura)che la "divora" inesorabilmente mescolate a citazioni e rimandi biblici (la citazione iniziale)e classici("Moby Dick","Lo squalo").A differenza dell'alieno non si vola mai alto:i personaggi non appassionano(Emerald a dirla tutta è parecchio insopportabile,mentre Wincott è sprecato nel ruolo di Holst)) e dopo una partenza promettente la svolta fantascientifica non è gestita a dovere a cominciare proprio dalle fattezze della creatura,mediocre e affatto inquietante(abbastanza ridicole le sequenze delle vittime ingurgitate).E tutta la parte relativa all'infanzia di "Jupe" (efficace e che lasciava intendere sviluppi interessanti)è del tutto superficiale,appiccicata maldestramente al resto.Sottotono anche il finale.Secondo il regista il titolo è la risposta che la gente da abitualmente quando gli si chiede se ama gli horror.Se anche questo ha qualche ragione metaforica poco importa,il bersaglio stavolta è stato mancato clamorosamente.Parte della critica però è stata entusiasta e il successo di pubblico non è mancato.Oz Perkins è il regista dello spot a inizio film.