Nel 1981 Jake Bradford si trasferisce al college e prende possesso di un'abitazione insieme ai suoi compagni della squadra di baseball universitaria. Tra cameratismi e qualche conflitto interno al gruppo, tra notti folli alla perenne ricerca di conquiste femminili, Jake inizia un percorso di crescita che lo porterà anche a trovare l'amore.
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Linklater ha questa cosa, che si crede un vero e proprio messia pop. Non c'è altra spiegazione dietro l'ambizione di costruire un film di due ore dove non succede un benemerito c a z z o , vediamo dei tipici caproni americani muoversi tra un cazzedjo e l'altro nei tre giorni che precedono l'inizio delle lezioni al loro college per subdotati. Si ha davvero la sensazione di assistere al nulla per due ore. Le suggestioni nostalgiche dagli 80s, partendo dalle ignorantissime musiche fino ad un curioso antenato del game boy, l'estetica laccatissima da grease misto a animal house non possono realmente fare un film nelle corde dello spettatore che non sia texano o almeno yankee e che risulti comprensibile e apprezzabile a un pubblico normodotato. Sta storia dell'operazione nostalgica rompe il c a z z o già dopo venti minuti. La stoccata finale però arriva con quelle frasone stracciapalle da "condenso il significato del mondo in un secondo" che avevamo già visto in boyhood (e che a me avevano già fatto sonoramente c a g a re); siano pronunciate dal coinquilino intellettualoide sciupafemmine oppure si ritrovino scritte su una lavagna a caso. Forse vorrebbero riprodurre le suggestioni che omg senza farci caso ti ritrovi intorno da giovane ma poi omg da vekkio ti rendi conto che ti hanno cambiato la vita. Beh, Linklater si crederà pure intelligente e perchè no, un poeta, ma c'è un problema di fondo: è troppo americano per esserlo. Quindi non sa nemmeno lui se è affezionato a un mondo stupido, o è stupido ma gli piace stare in quel mondo. A me stesso e ad un pubblico pensante dico da vedere ma solo per rendersi conto di come è possibile che sti c a z z ari vogliano pure tornare indietro nel tempo. Un plauso alla messinscena, ovviamente.