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La forza del Cinema è legata alla possibilità di raccontare qualsiasi cosa, dalle cose più semplici a quelle meno addomesticabili.
"Polytechnique" del 2009 è un film che ha bisogno di poche presentazioni, leggendo il plot si carpisce, all'istante, la sua portata maledettamente drammatica. Il film di Denis Villeneuve è l'amarissimo ritratto di un massacro avvenuto in Canada qualche decennio fa, morirono un alto numero di studentesse. La durata circoscritta del prodotto non è casuale, l'immagine non vive nel circuito cronologico (il Kronos) , non ha bisogno di lungaggini. Il tutto ha bisogno della sola grigia e terminale rappresentazione; "Polytechnique" poteva terminare pure dopo venti minuti, poco importa. Il messaggio , o meglio la rappresentazione, passa agli occhi dello spettatore velocemente e permane dentro. La fotografia in B/N è un'altra ottima trovata da parte della regia; le situazioni sono ancora più nette e sentite.
La visione di questo progetto cinematografico è destinata ad un pubblico maturo, ossia a quello spettatore predisposto alla cupezza dell'animo; non ci si imbatte per caso in film del genere. Traspare con "Polytechnique" un'amarezza di fondo, non solo l'atrocità corporale e scenica, ma la tristezza interiore. La miseria e la pazzia umana. Forse sono questi i due punti che la regia vuol far comparire in modo particolare, la miseria e la follia di uno psicopatico .
Oltre i grandi tecnicismi , bravo il regista, resta una storia ghiacciata e a circuito quasi chiuso. Nella forma Denis Villeneuve , invece, dimostra eleganza e scarsa retorica.