mad max: fury road regia di George Miller Australia, Usa 2015
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mad max: fury road (2015)

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locandina del film MAD MAX: FURY ROAD

Titolo Originale: MAD MAX: FURY ROAD

RegiaGeorge Miller

InterpretiTom Hardy, Charlize Theron, Rosie Huntington-Whiteley, Zoë Kravitz, Nicholas Hoult, Riley Keough, Nathan Jones, Josh Helman, Hugh Keays Byrne, Debra Ades, Abbey Lee, Angus Sampson, Megan Gale, Courtney Eaton, Melissa Jaffer

Durata: -
NazionalitàAustralia, Usa 2015
Genereazione
Al cinema nel Maggio 2015

•  Altri film di George Miller

Trama del film Mad max: fury road

Ambientato in un apocalittico deserto in cui gli uomini lottano tra di loro per sopravvivere all'abissso, il quarto film di George Miller racconta la storia di due personaggi in fuga che hanno il potere e il sogno di liberare il mondo.

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Voto Visitatori:   7,63 / 10 (227 voti)7,63Grafico
Miglior scenografia (Colin Gibson e Lisa Thompson)Miglior montaggio (Margaret Sixel)Miglior sonoro (Chris Jenkins, Gregg Rudloff e Ben Osmo)Miglior montaggio sonoro (Mark Mangini e David White)Migliori costumi (Jenny Beavan)Miglior trucco e acconciatura (Lesley Vanderwalt, Elka Wardega e Damian Martin)
VINCITORE DI 6 PREMI OSCAR:
Miglior scenografia (Colin Gibson e Lisa Thompson), Miglior montaggio (Margaret Sixel), Miglior sonoro (Chris Jenkins, Gregg Rudloff e Ben Osmo), Miglior montaggio sonoro (Mark Mangini e David White), Migliori costumi (Jenny Beavan), Miglior trucco e acconciatura (Lesley Vanderwalt, Elka Wardega e Damian Martin)
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Voti e commenti su Mad max: fury road, 227 opinioni inserite

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Quarta Zona  @  28/07/2015 02:13:56
   7½ / 10
Mad Max – Fury Road, ovvero andare al cinema in compagnia dei fantasmi.

Inizio della fase propedeutica. * scorrere fino all'asterisco per saltarla

La Dakar, comunemente conosciuta come Parigi-Dakar, è più che una semplice gara di motori.
Il suo fondatore, Thierry Sabine, era un tipo con la passione per le corse nel deserto; una volta, nel '77, finì pure per smarrirsi in Libia. Chissà cosa deve aver passato durante quei momenti, quali pensieri abbiano albergato la mente del pilota francese e se questo si sia mai interrogato su problemi più grandi di una perdita d'olio o una frizione bruciata.
Alcune cose, però, devono essere successe; non saprei dire con esattezza cosa gli accadde, forse l'incontro con qualcuno o qualcosa, o molto più probabilmente solo pazzia (d'altronde l'acronimo della sua organizzazione, la Thierry Sabine Organization, era T.S.O.), ma l'esperienza lo spinse a creare quella che diventerà la più estrema e affascinante delle corse: è il 26 dicembre del 1978, la prima Parigi-Dakar prende il via.
"All'arrivo sulla spiaggia del lago ROSA sarà un altro uomo colui che lancerà in aria il suo casco",meno di venti parole per descrivere l'essenza della sua creazione, quella corsa mitica che è più di una semplice corsa.
Questa frase spiega tante cose, ora posso fantasticare: lo vedo, Sabine, smarrito nel deserto, solo con la sua scatola di latta a quattro ruote. La sua non è più una gara automobilistica, non ci sono medaglie in palio, Thierry non corre più contro il cronometro, bensì contro se stesso; le soste non sono più occasioni per rifornimenti e riparazioni, solitudine e riflessioni sulla vita le hanno rimpiazzate; il premio finale è solo uno, la REDENZIONE.
Poi si toglie il casco, lo lancia in aria ed è un altro uomo.
Muore nel 1986, quando durante l'edizione della Dakar precipita con un elicottero.
Nel deserto del Mali c'è una stele che ricorda Sabine, il pilota che ebbe un'illuminazione tra le dune.

Intervallo musicale.

Zdzislaw Beksinski è stato uno dei maggiori artisti polacchi della seconda metà del XX secolo, da molti critici è considerato il migliore in assoluto.
Persona timida e schiva, anche lui, come Thierry Sabine, venne visitato da un evento drammatico che ne cambiò l'arte e condivide con il pilota francese una tragica fine.
Nel 1971 rimane bloccato all'interno di un passaggio a livello incustodito, in piena campagna. Ne esce vivo per miracolo, passa attraverso tre settimane di coma e la sua convalescenza dura molti mesi.
Da lì in poi la sua arte cambia radicalmente, le raffigurazioni si fanno sempre più macabre e surreali. Non so se tutto questo sia da considerare un effetto dell'incidente, ma è come se Beksinski avesse iniziato a dipingere una serie di incubi. È vero che dopo l'incidente disse di aver visto l'inferno, forse aveva deciso di trasformarlo in un soggetto per le proprie opere.
Adoro i suoi dipinti, l'uomo(o ciò che ne rimane) e ogni sua creazione perennemente condannati all'interno di scenari post-apocalittici. Lui, stando alle sue parole, odiava la maggior parte delle sue creazioni, tant'è che ai quei quadri non diede mai un nome e una volta, nel 1977, bruciò un'intera selezione di opere.
Gli ultimi anni della sua vita sono stati caratterizzati da un destino tragico. Nel 1998, quando la sua fama è ormai planetaria, la moglie muore; poco più tardi, alla vigilia di natale del 1999, il figlio si toglie la vita. Bekskinski cade in depressione. Nel 2005, in seguito al rifiuto del pittore per un prestito di cento dollari, il figlio del maggiordomo lo uccide con diciassette pugnalate.

* Fine della fase propedeutica e considerazioni sul film.

Ora posso parlare di Mad Max – Fury Road. Partendo dal presupposto che vidi la serie completa di Mad Max almeno una decina d'anni fa e poi non è più capitata una "seconda volta" con nessuno dei tre precedenti episodi (non guardo mai un film già visto, tranne per due titoli che non ho intenzione di svelarvi), mi ricordo che "Interceptor – Il guerriero della strada" era il mio preferito, quello più fantascientifico –nell'accezione più nobile del termine - e vicino ai miei gusti/interessi.
Quindi, dopo 30 anni tondi tondi, George Miller se ne esce con il quarto capitolo.
Questo "Fury Road" è sicuramente "action" all'ennesima potenza, un road-movie con tanti inseguimenti, o meglio, un unico lunghissimo inseguimento e una serie infinita di esplosioni, ma non solo; di carne al fuoco – carne umana s'intende – c'è n'è proprio tanta: dalla grande varietà di personaggi, tutti molto accattivanti ed alcuni davvero grotteschi, passando per la vasta gamma di veicoli e armi, fino agli stupendi scenari (fantastici quelli nel deserto, soprattutto durante i cambiamenti meteorologici).
La trama, va da sé in un film di questo tipo, è ridotta all'osso, semplicissima e lineare; i dialoghi, tranne in qualche sporadica occasione, si attestano su un livello di sufficienza.
Adrenalina, quella ce n'è davvero in abbondanza, tant'è che non si riesce a distogliere lo sguardo dallo schermo e rifiatare nemmeno per un attimo. Questo bombardamento potrebbe risultare eccessivo per chi come me è legato al filone noir-fantascientifico, ma la qualità è talmente elevata che si può chiudere un occhio.
Comunque, nonostante il film manchi di spessore nei dialoghi e punti forte sul dinamismo nell'azione, non è vero che sia privo di significati, tutt'altro, solo che questi vengono veicolati esclusivamente attraverso segni visivi (immagini) e piccoli particolari. Un esempio: omologazione, fanatismo e individualismo sfrenato dell'essere umano sono perfettamente rappresentati da quelle flebo con cui schiere di folli schiavi indottrinati (i figli di Guerra) si tengono in vita succhiando il sangue degli uomini liberi (ma incatenati). Davvero una delle trovate più belle del film.
Degna di nota anche la contrapposizione tra Furiosa, bellissima ma segnata dalla crudeltà di una terra sempre più disumanizzata, e la perfezione delle ancelle che tenterà di portare in salvo. Il braccio bionico e la menomazione non hanno nulla di Kitsch (qui non stiamo parlando delle baracconate per bambini in stile Tarantino-Rodriguez), tutt'altro, donano un'elevata dignità al personaggio della Theron, finalmente un'eroina Donna, senza super poteri, pronta a tutto pur di salvare quanto di più importante le rimane, il suo piccolo centimetro (semi cit.?) d'umanità. A questo scopo è perfetto anche il taglio di capelli e il trucco di Charlize, tutto è pensato per far risaltare l'infinità di emozioni celate dietro ai suoi magnifici occhi, un mondo dietro al mondo.
Lei è bellissima, il suo ruolo le sta cucito addosso alla perfezione, è talmente in palla e ha una potenza visiva tale che finisce per offuscare Tom Hardy. La Theron è la vera protagonista del film. ATTENZIONE: quando si trova in compagnia di Furiosa, Hardy, che ha la faccia e il fisico ideali per fare Max, è indubbiamente il numero due, ma questo è dovuto anche al suo personaggio ormai vecchio (parliamo di una saga iniziata quasi quarant'anni fa) ed estremamente borderline. Max, infatti, non parla molto ed è scontroso; si unisce a Furiosa, ma i due non stanno cercando la stessa cosa. Max è la rappresentazione di chi, ormai accerchiato dai demoni e assediato dal passato, si lancia in un'eterna fuga lontano da tutto e tutti, anche da se stesso.
C'è chi cerca la redenzione, chi una speranza e Max? Max va alla deriva, vaga tra le lande desolate e la libertà non gli serve proprio a nulla, se prima non trova l'agognata guarigione. Chissà cosa succederà nei prossimi capitoli.
In conclusione ritengo questo film molto bello e divertente. Il mio voto finale è 7.5, però potrebbe essere considerato un capolavoro da chi è più sintonizzato su questo tipo di fantascienza. Se poi penso a una sequenza in particolare, quella in cui ho visto Thierry Sabine avanzare verso la tempesta di sabbia nel deserto di Beksinski, allora diventa più forte la tentazione di dargli 8.

Quarta Zona, qui va tutto bene.

2 risposte al commento
Ultima risposta 07/11/2017 23.48.35
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