Un cavaliere torna dal campo di battaglia solo e trova ad attenderlo una terra devastata dalla peste, e la Morte che lo reclama. Riuscirà a prolungare la propria esistenza impegnando la Mietitrice in una lunga partita a scacchi che sa di non poter vincere.
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Che dire ? Credo proprio che tutti siano d'accordo con me se affermo che la partita a scacchi sia la metafora più brillante e suggestiva che si sia mai vista sullo schermo. Dialoghi filosofici di altissimo livello che riflettono la visione medievale pessimistica della vita (come dimostrano i discorsi ammonitori del predicatore che ricorda a tutti che dovranno morire presto). Ma in tutto questo c'è anche lo spazio per fare ironia, e Bergman affida questo ruolo allo scettico scudiero, l'unico che rifiuta di prendere alla lettera gli sciocchi pregiudizi popolari. Il personaggio della morte però è il massimo, vestito di nero che fa da splendido contrasto con la faccia bianchissima (contrasto presente anche nel campo degli scacchi ovviamente) che annuncia ad Antonius Block la tragica fine con la sua voce pacata, mai con un sussulto. In conclusione un film dal ritmo lentissimo che non annoia, con scene memorabili che ti bastonano per la loro potenza visiva, in poche parole un capolavoro. Quasi 10.