vincere regia di Marco Bellocchio Italia, Francia 2009
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vincere (2009)

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locandina del film VINCERE

Titolo Originale: VINCERE

RegiaMarco Bellocchio

InterpretiFilippo Timi, Giovanna Mezzogiorno, Michela Cescon, Elena Presti, Corrado Invernizzi

Durata: h 2.08
NazionalitàItalia, Francia 2009
Generedrammatico
Al cinema nel Maggio 2009

•  Altri film di Marco Bellocchio

Trama del film Vincere

Il film ricostruisce la storia tragica di Benito Albino Mussolini, il figlio che il Duce ebbe con l'estetista Ida Dalser e fece internare a Milano dove morì nel 1942.

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Voto Visitatori:   6,73 / 10 (46 voti)6,73Grafico
Miglior regiaMiglior fotografiaMigliori costumiMigliore scenografiaMiglior truccoMigliori acconciatureMiglior montaggioMigliori effetti speciali
VINCITORE DI 8 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Miglior regia, Miglior fotografia, Migliori costumi, Migliore scenografia, Miglior trucco, Migliori acconciature, Miglior montaggio, Migliori effetti speciali
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Voti e commenti su Vincere, 46 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento mkmonti  @  11/01/2010 15:50:59
   9 / 10
Il film ricostruisce la storia tragica di Benito Albino Mussolini, il figlio che il Duce ebbe con l'estetista Ida Dalser e fece internare a Milano dove morì nel 1942.
L'ultima pellicola di Marco Bellochio si rivela di una potenza filmica senza pari nella filmografia del cineasta di Bobbio e può ritenersi, a mio avviso, il miglior film della stagione 2009. Incredibilmente ignorato al Festival di Cannes e "distrutto" da una distribuzione ridicola agli inizi dell'estate, "vincere" è nella prima parte il ritratto potentissimo di Benito Mussolini prima che divenisse il "Duce", ovvero ai tempi dell'Avanti e del socialismo, ben prima della svolta interventista, e nella seconda parte racconta la disperazione, fino alla follia, di Ida Dalser, amante di Mussolini da cui ebbe il glio Benito Albino e dalla quale fu ripudiata al punto tale da farla rinchiudere in un manicomio. Ricostruzione storica perfetta, montaggio straordinario con inserti originali dell'epoca, interpretazioni incredibili dei due protagonisti ("Filippo Timi" è semplicemente un "mostro", in particolare quando imita il "Duce"), nella sala cinematografica riecheggia tutta la follia del regime fino al fatidico "Vincere....e vinceremo"....la storia prenderà purtroppo per Mussolini e fortunatamente per noi un'altra piega.

1 risposta al commento
Ultima risposta 22/02/2010 18.14.24
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Luca Pepas  @  07/06/2009 21:44:31
   6½ / 10
Non è certo un film da buttare via, ma onestamente me lo aspettavo molto migliore. La Mezzogiorno come al solito fuori parte.

1 risposta al commento
Ultima risposta 31/07/2009 22.40.55
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  29/05/2009 02:26:23
   5 / 10
Dissi tempo fa sul forum che proporre un film simile dopo il flop sia economico che di critica di Sanguepazzo era una scelta scellerata tipica di una certa elitè di autori italiani a cui, spiace dirlo si è aggiunto anche Bellocchio.

A parte che già la storia è debole e il periodo storico cinematograficamente abusato ma sopratutto, come spesso, troppo spesso accade, sembra che i registi italiani misurino il proprio successo dal numero di articoli che i giornali gli dedicano a scapito dei film e del loro pubblico.

Come dissi a suo tempo, questo è un film di cui non frega niente a nessuno e i fatti mi hanno dato ragione (snobbato a Cannes e snobbato dal pubblico ) Vincere è un film che ha errori immensi talmente grandi da dubitare che Bellocchio sia il grande regista tanto decantato.
Personalmente non conosco bene il suo cinema per cui mi avvicino senza pregiudizio.

L'inizio del film è assolutamente travolgente, sensuale, forte e di grande stile con una splendida fotografia, splendide scenografie e luci.
Dal ritmo incalzante con una bella rappresentazione di Mussolini.
Poi lentamente cade, a Bellocchio in realtà non frega molto del dramma della Dalser, la descrive come una pazza fanatica tanto che a metà film mi sono convinto che in fin dei conti in manicomio ci stava bene.

A Bellocchio interessa la fascinazione del potere e come questa sia talmente forte da portare alla follia.
Teoria interessante ma va dimostrata, argomentata, non banalizzata e spiattellata così all'improvviso senza un minimo di logica perchè altrimenti si comincia a pensare che la Delser sia una pazza e nel momento in cui ti convinci di questo tutto ciò che accade non ti interessa più nulla e finisce anche qualsiasi coinvolgimento emotivo.

Mettere poi Filippo TImi a rappresentare non solo Mussolini ma anche Benito ALbino da grande mi ha fatto venire i brividi.............forse erano finiti i soldi per ingaggiare un nuovo attore???

Il tentativo di mescolare immagini di archivio con la fiction è apprezzabile come idea ma dalla resa a dir poco deludente, oltretutto si sta facendo un film sulla Desler e non sul Fascismo ma evidentemente questo Bellocchio non l’aveva capito…..
130 minuti poi sono veramente tanti, considerando il fatto che difficilmente si riesce a simpatizzare verso una donna che per uno stupido principio si lascia internare in un manicomio (a meno che, ripeto, non si accetti il fatto che sia completamente pazza).

Inoltre permangono i misteri, non si comprendono i motivi per cui il Duce l'abbandona, ci sono eccessivi salti temporali che rendono incomprensibile l'evoluzione del personaggio.
Sono convinto che se non ci fosse stata una superlativa Giovanna Mezzogiorno il film sarebbe completamente crollato.

Inoltre l'eccessivo manierismo diventa insopportabile nella seconda parte e in alcuni momenti la sceneggiatura è talmente labile e semplicistica da ricordare una fiction.

Non tutto è da buttare ovviamente, la prima ora è vero cinema che ho gustato anche con entusiasmo ma la delusione è stata forte vedendo il resto.

2 risposte al commento
Ultima risposta 07/06/2009 17.55.13
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forzalube  @  27/05/2009 17:03:08
   8 / 10
La trama tratta una vicenda piuttosto interessante e poco nota (di cui non avevo mai sentito parlare) che mette in mostra l'arroganza del regime fascista. Soprattutto nella prima parte, il regista, forse, esagera un po' con le ellissi (per altro buchi verranno chiariti in seguito) ed i salti temporali tanto che il film appare quasi un po' sconnesso.



Ottime le interpretazioni di Timi e Mezzogiorno, bellissima la musica originale e la fotografia, ben fatta l'alternanza con immagini di archivio. Azzeccati anche il font usato per i caratteri ed alcune sovraimpressioni in stile futurista.

Notati forti parallelismi con Changeling.

1 risposta al commento
Ultima risposta 29/05/2009 10.49.11
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Invia una mail all'autore del commento logical  @  27/05/2009 02:01:11
   3 / 10
Non è Fascisti su Marte ma quasi, non è uno sceneggiato per la Rai ma sembra, non è il Mulino Bianco delle camicie nere ma sarebbe meglio se lo fosse.
Noioso e bolso come lo sguardo bovino della Mezzogiorno, è un film che non si alza di un metro dal cliché teatrale. A volte sembra anche un penoso Ronconi, certo peggio di Pupi Avati o di Fellini e le sue donne-caricatura.
Il dolore per la banalità non è solo visivo ma anche sonoro; fastidioso come una televisione accesa al massimo da un vicino nostalgico che si è comprato in edicola la serie di cassette sulla vita del Duce, appiattisce una storia interessante e forse anche dolorosa per qualcuno, in una fesseria farcita di salse e marcette.
Nella noia assediante, Fillippo Timi, con o senza baffi, continua a sembrarmi il clone di Corrado Guzzanti. Non c'è aria, non c'è respiro, si annega nelle lacrime da telefoni bianchi di Ida.
Solo un'unica distrazione: il vero discorso del Duce sul Mediterraneo e le campane a martello e io sarò alla vostra testa, ecc.
Se la metafora non parte e si ingolfa di macchiette, la storia - vera - vince e stravince, quella sì.

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Ultima risposta 27/05/2009 22.46.30
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Gruppo REDAZIONE maremare  @  22/05/2009 11:25:39
   7 / 10
Dopo la deriva onirica tout court naufragata nell'irrisolto 'Il regista di matrimoni', Bellocchio torna dentro gli argini definiti della Storia, narrando la vicenda del figlio misconosciuto Benitino e della di lui madre Ida.
Il tentativo di riequilibrare il confronto tra Realtà e Sogno rimanda al precedente e più riuscito 'Buongiorno notte' ove una brigatista, rinchiusa nel gioco della Storia, prospettava a sé stessa un finale differente da quello che la storia stessa poi ci ha consegnato.
Forse la mancanza del vissuto personale di un periodo storico lontano, non ha favorito l'osmosi perfetta presente nel film su e per Moro.
In 'Vincere', invece, è troppo presente la necessità di narrare l'ascesa al potere di un folle e il delirio collettivo di una nazione.
La vicenda più personale, intima, di Benito, Benitino e Ida, viene così relegata sullo sfondo, regalandoci, solo a tratti, il modo di fare Grande Cinema tipico del Maestro.
La metafora è troppo scoperta e semplicistica e solo nelle peripezie manicomiali di Ida ritroviamo lo sguardo, l'estro creativo e il marchio estetico del Bellocchio migliore

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Ultima risposta 18/07/2010 12.27.25
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