Nanisca (Viola Davis) è al comando di un'unità militare composta solo da donne e Nawi (Thuso Mbedu) è una giovane ma ambiziosa e volenterosa nuova recluta. Insieme combatteranno i nemici che hanno violato il loro onore, reso schiave le loro genti e che minacciano di distruggere tutto ciò che rappresenta il loro mondo.
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Un epic movie che ricicla tutte le stereotipie hollywoodiane: storiella d'amore inutile, coming of age di riscatto dal passato di violenze, legami famigliari taciuti. Tutto bello e infiocchettato, zuccheroso e patinato, mai spinto sul gore, mai veramente cattivo, mai critico quadro storico. La riflessione sul femminismo e l'antirazzismo è così accessoria e didascalica che finisce finanche per essere banalizzata. Hollywood in caduta libera.
Film piuttosto convenzionale su delle guerriere amazzoni in un villaggio africano al tempo della tratta degli schiavi. Parte finale piena di retorica piatta a favore delle donne, forse anche dannoso per la superficialità con cui tratta il tema dello stupro e delle conseguenze di un concepimento dovuto allo stupro stesso.
Potrei liquidarlo citando Silvio Danese: "Amazzoni contro schiavisti: l'action [militarista] ai tempi del #meToo". Potrei aggravare la stroncatura aggiungendo che l'epico annulla il melò sentimental'e viceversa. Ma la situazione è ancor più seria: una cultura dell'effimero ch'appositamente non lascia tracce di sé poiché sulla desertificazione dei ricordi edifica eterni reboot (si legga l'articolo di Francesco Gerardi su "Avatar 2": https://www.rivistastudio.com/avatar-la-via-dell-acqua/).