Recensione davanti agli occhi regia di Vadim Perelman USA 2007
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Recensione davanti agli occhi (2007)

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locandina del film DAVANTI AGLI OCCHI

Immagine tratta dal film DAVANTI AGLI OCCHI

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Immagine tratta dal film DAVANTI AGLI OCCHI

Immagine tratta dal film DAVANTI AGLI OCCHI
 

Ci sono film che nascono già fragili, caracollanti, gracilini, prima ancora di vedere l'uscita nelle sale cinematografiche. E' questo il caso di "Davanti agli occhi", seconda fatica del regista canadese di origine ucraina Vadim Perelman dopo "La casa di sabbia e nebbia", che si cimenta nell'adattamento per il grande schermo del libro omonimo di Laura Kesischke senza troppa convinzione, rapito più dalla forza delle proprie inquadrature che da quella della sceneggiatura.

La storia è quella di due adolescenti, la vivace Diana e la morigerata Maureen, che un giorno si trovano loro malgrado di fronte ad una scelta terribile: un loro compagno di classe impazzisce e compie una carneficina nel liceo con un mitra e, incontrandole in bagno, ordina alle due amiche di decidere chi delle due dovrà essere uccisa.
Diventata adulta, Diana non riesce ancora a superare quello che è successo quella mattina, nonostante un marito devoto ed una figlia che le somiglia più di quanto non creda.

Da questo momento in poi sarà necessario svelare alcuni dettagli riguardanti il finale del film; si sconsiglia pertanto chi non abbia ancora visto la pellicola dal proseguire nella lettura.

"Davanti agli occhi" trae linfa ed ispirazione da almeno un paio di filoni cinematografici: quello "onirico", che vede i propri capostipiti in pellicole come "Vertigine" di Preminger e "La donna del ritratto" di Lang, e che ha in David Lynch il suo autore più valido, e quello delle pellicole interamente incentrate su un colpo di scena finale. Pur non potendo quest'ultimo essere considerato un vero e proprio genere, ha sempre solleticato non poco la fantasia di registi e sceneggiatori, che da "Psycho" in poi si sono sempre più industriati per trovare un colpo di scena che lasciasse senza fiato il pubblico; l'intero film diventa quindi un percorso minato costellato di indizi e falsi presupposti, da cui far discendere conseguenze inaspettate e spiazzanti. Questa tecnica, che soprattutto negli anni '90 ha visto i suoi risultati migliori in film passati sotto silenzio come "Allucinazione perversa" ed "Arlington Road - L'inganno" o in grandi successi come "I soliti sospetti" o "Il sesto senso", ha però l'inconveniente di fondare la sua intera riuscita negli ultimi fotogrammi: se questi non funzionano, tutto il resto crolla, come un castello di carte il cui ultimo tassello sia lasciato a mani inesperte.

E' proprio questo il limite maggiore di "Davanti agli occhi". Un intero film costruito su un colpo di scena finale affetto dal peggiore dei mali: la prevedibilità.

A chi è dunque da attribuire il clamoroso fallimento di una pellicola altrimenti decisamente discreta? Anzitutto ai titolisti: "The life before her eyes" (ammorbidito in italiano con l'anonimo "Davanti agli occhi") è decisamente troppo rivelatore per poter funzionare, ed uno spettatore attento non faticherebbe a trovare l'intero film una noiosa, pretestuosa presa in giro. Seconda poi, dopo "Mulholland Drive", "Il sesto senso", "The others", "INLAND EMPIRE" e, prima ancora, "Allucinazione perversa", viene piuttosto spontaneo allo spettatore il pensiero che il protagonista di una storia densa di eventi inspiegabili possa essere in realtà defunto; per sfuggire a questo gioco delle parti il regista e soprattutto lo sceneggiatore devono essere abilissimi nel costruire una storia ad incastro che illuda e disilluda lo spettatore a fasi alterne, senza lasciargli punti di riferimento.
Perelman, alla sua seconda opera, e lo sceneggiatore Emil Stern, al suo esordio come sceneggiatore, probabilmente peccano di inesperienza da un lato e di supponenza dall'altro, nel credere di saper gestire una storia tanto complessa, che si muove sempre sul filo del rasoio, ed alla fine ne perdono completamente le fila.
Ingiustificabile poi il montaggio rivelatore finale, ritenuto ormai quasi un must dopo "I soliti sospetti" o "Il sesto senso", ma che in caso di abuso suona più come un sorrisetto beffardo che non come un indispensabile espediente registico.

Suona inoltre decisamente forzata e grottesca l'intera vicenda di partenza della storia, ovvero il massacro nella scuola, che strizza l'occhio ad "Elephant" di Gus Van Sant, già inconcludente per conto suo, salvo poi lasciare la cosa in secondo piano, come se in fondo non interessasse a nessuno. Ridicoli poi gran parte dei dialoghi tra le due protagoniste, eccessivamente caricaturali ed improntati a sottolineare a tutti i costi la fantastica amicizia che le legava, a scapito della naturalezza dei rapporti tra adolescenti; a farne le spese è la caratterizzazione dei personaggi, tutti troppo piatti per appassionare davvero.

Un simile scivolone dispiace particolarmente, laddove si consideri che invece, tecnicamente, "Davanti agli occhi" è un film più che valido: la regia di Perelman è forse eccessivamente autocompiaciuta ma molto pulita, e la fotografia di Pawel Edelman (già visto all'opera nel capolavoro di Roman Polanski "Il pianista") è di altissima scuola. Bravissimi poi gli interpreti: se Uma Thurman può sembrare fuori ruolo la colpa è principalmente dell'indecente doppiaggio italiano, perché la sua è un'interpretazione sofferta ed intensa come necessario, forse sopra le righe ma mai gratuitamente; Evan Rachel Wood è poi eccellente come al solito, e si conferma la migliore giovane promessa del cinema statunitense, dall'alto dei suoi vent'anni. Le tiene però testa Eva Amurri, figlia di Susan Sarandon (da cui ha ereditato, se non il fascino, gli occhi ed una buona dose di capacità) e del regista Franco Amurri, di cui si sentirà sicuramente parlare. Menzione necessaria anche per Brett Cullen, già visto nella serie TV "Lost".

Rivelatosi un flop negli Stati Uniti, "Davanti agli occhi", produzione indipendente, sta uscendo a singhiozzo anche nel resto del mondo, senza raccogliere i risultati sperati: un vero peccato, viste le ottime premesse e le potenzialità di una storia che avrebbe meritato una miglior sorte.

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Recensione a cura di Jellybelly - aggiornata al 05/12/2008

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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