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Non metto in dubbio le buone intenzioni, che ci sono. Un caso che si è protratto per troppo tempo e che lascia ancora dei lati spaventosamente oscuri, che essendo una fiction rai, non sono o non si è voluto mettere in risalto come avrebbe meritato. E' una serie sulla tenacia di una famiglia che non si è mai scoraggiata nel suo complesso ed ha combattuto e continua a combattere. Danilo Restivo è un essere disturbato nel profondo, la cui famiglia invece di affrontare le problematiche, le ha coperte e cercato di insabbiarle. Il grado di potere della famiglia Restivo nel contesto di Potenza rimane abbastanza sfumato. Mi è piaciuto il parallelismo dei personaggi di Gildo e suo padre: il primo sempre in prima linea, all'assalto di istituzioni giudiziarie sorde e che si è nel tempo a risollevato attraverso questa battaglia per far emergere questa verità sommersa, mentre il padre di Elisa è un uomo annichilito totalmente nel suo dolore ed incapace a risollevarsi. Si ripercorrono le tappe del caso, ma ha il difetto di lasciare troppo in disparte le responsabilità della chiesa che in una sua cosiddetta casa del signore c'era il corpo di una ragazza di 16 rimasto in un sottotetto per 17 anni. La mia sensazione è che la serie si sia fermata sul più bello, per così dire con il ruolo della chiesa e don mimì (il minuscolo è d'obbligo visto la caratura morale di quell'essere immondo) ed il fatto di mettere in risalto la figura di don Marcello sempre quasi un espediente per edulcorare il tale ruolo dei vertici ecclesiastici. Una serie comunque meritevole, che va oltre la denuncia e deve sempre essere un monito per ricordare.