Venticinque anni dopo un suicidio di massa di alcuni membri di un culto religioso, l'unico sopravvissuto torna sulla scena della tragedia con un equipaggio per un documentario al seguito.
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Film che promette bene grazie al potente inizio - che scaraventa lo spettatore nel vortice dell'azione con inquadrature in primissimo piano e dialoghi ridotti all'essenziale vuoto pneumatico di esistenze solitarie e squallide (delle due protagoniste, pietrificate nell'orrore del passato) - e alla presenza carismatica di Lily Rabe e Thomas Jane, ottimi caratteristi del genere già apprezzati in American Horror Story e The Mist. Il racconto si fa avvincente, con rimandi a flashback, videotape usurati alla The Ring, ricordi spettrali che perseguitano la sopravvissuta, una serie di clichè che funzionano: la prospettiva è ambigua e fa intuire sviluppi paranormali. Poi, il declino dell'Idea interessante, l'implosione di una sceneggiatura prima piatta e poi fastidiosamente didascalica, la recitazione ingloriosa di Jessica Alba, fino ad una clamorosa rivelazione che restituisce la voglia di seguire un finale di efferata bruttezza. Nel mezzo, l'Idea interessante che si dibatte e quell'inizio promettente destinato a grandezza... Rimandato. Ma c'è di peggio.