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| Voto Visitatori: |           8,50 / 10 (1 voti) |  | Grafico | 
 
  
  
		
		
		
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 8½ / 10
   8½ / 10 SPOILER I due protagonisti si mettono alla ricerca della Regina dei Vampiri, la quale vive in una sorta di catacombe sotterranee dove vengono eseguite strane operazioni chirurgiche... Già dalle primissime inquadrature del film (la donna appoggiata all'albero, il primo piano del collo con un pipistrello sulla spalla) si nota l'inconfondibile stile di Rollin e di tutte le sue produzioni a venire: clima astratto, simbolismi, cimiteri, inquadrature e narrazione minimali. Bisogna dire però che purtroppo proprio la storia è quella che ne risente, specialmente nella seconda parte. Il fatto di aver unito due brevi film per farne uno evidentemente ha creato un pò di confusione, ma d'altronde i film del regista non hanno mai brillato per sceneggiature. Da artista surrealista qual'era, a Rollin ha sempre interessato il lato puramente visivo, le sue pellicole vanno assaporate per la forza delle immagini e quì, "Le Viol du Vampire" ci azzecca in pieno. Intanto per questa sua opera d'esordio, il regista opta per un bianco e nero elegantissimo grazie al quale emergono ancora di più le ambientazioni e i temi a lui cari: la spiagga (sempre quella spiaggia) con le palizzate in legno, il mare, le rocce e soprattutto la figura femminile, semi-avvolta da lunghe vestaglie colorate o bianche, che immancabilmente scivolano via o vengono strappate, mettendo in luce le nudità voluttuose. Ma anche gli interni, la luce soffusa dei candelabri, l'oscurità dei sotterranei catacombali contrapposta alla gelida stanza delle operazioni (con tanto di lampada operatoria). Molto avanti per l'epoca in cui uscì (1968) sia per le immagini e sia perchè affronta l'erotismo e il vampirismo miscelandoli sotto una luce nuova e più esplicita. Di Rollin, sicuramente il mio preferito dopo "La Morte Vivante".
 SPOILER I due protagonisti si mettono alla ricerca della Regina dei Vampiri, la quale vive in una sorta di catacombe sotterranee dove vengono eseguite strane operazioni chirurgiche... Già dalle primissime inquadrature del film (la donna appoggiata all'albero, il primo piano del collo con un pipistrello sulla spalla) si nota l'inconfondibile stile di Rollin e di tutte le sue produzioni a venire: clima astratto, simbolismi, cimiteri, inquadrature e narrazione minimali. Bisogna dire però che purtroppo proprio la storia è quella che ne risente, specialmente nella seconda parte. Il fatto di aver unito due brevi film per farne uno evidentemente ha creato un pò di confusione, ma d'altronde i film del regista non hanno mai brillato per sceneggiature. Da artista surrealista qual'era, a Rollin ha sempre interessato il lato puramente visivo, le sue pellicole vanno assaporate per la forza delle immagini e quì, "Le Viol du Vampire" ci azzecca in pieno. Intanto per questa sua opera d'esordio, il regista opta per un bianco e nero elegantissimo grazie al quale emergono ancora di più le ambientazioni e i temi a lui cari: la spiagga (sempre quella spiaggia) con le palizzate in legno, il mare, le rocce e soprattutto la figura femminile, semi-avvolta da lunghe vestaglie colorate o bianche, che immancabilmente scivolano via o vengono strappate, mettendo in luce le nudità voluttuose. Ma anche gli interni, la luce soffusa dei candelabri, l'oscurità dei sotterranei catacombali contrapposta alla gelida stanza delle operazioni (con tanto di lampada operatoria). Molto avanti per l'epoca in cui uscì (1968) sia per le immagini e sia perchè affronta l'erotismo e il vampirismo miscelandoli sotto una luce nuova e più esplicita. Di Rollin, sicuramente il mio preferito dopo "La Morte Vivante". Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
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