la grande guerra regia di Mario Monicelli Italia, Francia 1959
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la grande guerra (1959)

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locandina del film LA GRANDE GUERRA

Titolo Originale: LA GRANDE GUERRA

RegiaMario Monicelli

InterpretiFerruccio Amendola, Vittorio Gassman, Mario Valdemarin, Tiberio Murgia, Livio Lorenzon, Folco Lulli, Elsa Vazzoler, Romolo Valli, Alberto Sordi, Bernard Blier, Silvana Mangano

Durata: h 2.20
NazionalitàItalia, Francia 1959
Generecommedia
Al cinema nel Settembre 1959

•  Altri film di Mario Monicelli

Trama del film La grande guerra

In divisa da fanti il romano Oreste Jacovacci e il lombardo Giovanni Busacca vivono da opportunisti un po' fifoni il conflitto 1914-18. Catturati dagli austriaci, sanno morire con dignità.

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Voto Visitatori:   9,10 / 10 (178 voti)9,10Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
Migliore attore protagonista (Vittorio Gassman, Alberto Sordi)Migliore produttore
VINCITORE DI 2 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Migliore attore protagonista (Vittorio Gassman, Alberto Sordi), Migliore produttore
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Voti e commenti su La grande guerra, 178 opinioni inserite

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hghgg  @  26/02/2015 13:23:51
   9½ / 10
Che c'è da dire di fronte a questo film, giù tutti il capello signori, qui siamo di fronte ad uno dei grandi capolavori della storia del cinema (e senza specificazioni del tipo "italiano", Cinema-e-basta), uno dei film che più mi hanno scosso ed emozionato dal profondo e per quanto mi riguarda senza alcun dubbio la vetta assoluta del cinema di un maestro della Settima Arte quale Mario Monicelli.

Solo Billy Wilder, l'anno successivo, ha unito il dramma con la commedia in maniera altrettanto perfetta e sublime con la differenza che se ne "L'appartamento" l'impianto centrale era quello della comedy qui la bilancia pende invece nella direzione del dramma; il dramma della guerra, il dramma umano, che Monicelli ferocemente ed amaramente ritrae sferzandolo con battute e ironia nera tipica della grande commedia "all'italiana" (che lo stesso regista aveva praticamente inventato solo l'anno prima con "I Soliti ignoti") e con momenti anche molto divertenti che tuttavia non sono che un ponte verso il drammatico epilogo, straziante finale raccontato da chi alla fine non voleva che raccontare, appunto, il dramma.

Ci sono delle sequenze straordinarie in questo film che si susseguono con impressionante regolarità e mai come qui la regia di Monicelli è tanto viva, evocativa, potente, ti parla ad ogni inquadratura, ad ogni volto scavato ed emaciato che passa sotto il suo occhio, ad ogni sferzante battuta che prova a stemperare l'atmosfera di morte e disagio che permea l'intero film. La regia di Monicelli è lucidissima, con idee chiare in testa e la consapevolezza totale del cosa e del come si voleva raccontare e mostrare.

Ci sono scene che quella sublime fusione di dramma e commedia la mostrano alla perfezione, la scena della gallina ad esempio che vista nella giusta ottica mette davvero i brividi. E altri momenti, meravigliosi, che mostrano con quale abilità Monicelli è riuscito a bilanciare i due volti del film, passando un momento alla commedia, tornando poi al dramma, unendoli insieme fino poi ad arrivare al finale che tutti conosciamo.

La divertentissima scena delle caldarroste e la padella con i buchi è la sequenza più genuinamente divertente del film, con un Sordi "fuori parametro", ad esempio.

La scena alla stazione con l'incontro di Oreste e Giovanni con la moglie di Bordin rappresenta uno di quei momenti drammatici da schiaffo in volto, un momento trattato dalla regia di Monicelli con assoluto lirismo, che commuove e smuove dentro perché con tanta intensità ti sbatte addosso l'angoscia della guerra, l'inconsapevolezza dei cari che ti sono lontani, l'orrore della morte che annulla le speranze. Il gelo e il dolore intagliato sui volti dei due protagonisti, che si risolve in automatici sensi di colpa (per essere ancora vivi) e in un naturale gesto d'umanità, non potrò mai dimenticarlo. Un momento così potente reso ancora più grande dalla naturalezza spaventosa con cui Gassman e Sordi interpretano e "vivono" quella scena.

E ancora è totale l'amarezza di Monicelli per la Guerra, con la g maiuscola perché qui è la Prima Guerra Mondiale ma per il regista sarebbe potuta essere qualsiasi altra inutile guerra. Ce ne da una dimostrazione nell'amarissima e inconsapevole frase uscita dalla bocca di Oreste Jacovacci, rivolta all'infante figlio di Costantina: "Beato lui che è del 1916, così non farà mai guere"...

"La Grande Guerra" è un film totale, colmo di sfaccettature, eccellente in tutti i suoi aspetti. Un film sincero, spietato, sporco, grezzo che affonda nel fango come i soldati che ci mostra, un film che fa dell'uomo qualunque il suo protagonista. Non ci sono eroi qui, c'è solo sofferenza, uomini che sperano di sopravvivere un giorno in più, e morte, disillusione. E Monicelli come protagonisti si prende due, umanissimi in simili circostanze, codardi. Due codardi, fanfaroni, scansafatiche che nel momento cruciale, ognuno a modo proprio, sapranno mostrare dignità e coraggio (per la patria si, ma anche per loro stessi, anche da un punto di vista umano).

"E allora senti un po' visto che parli così... Mi ti disi propri un bel nient. Hai capito ? Facia de *****!" Rivolta da Giovanni all'ufficiale austriaco è una frase marchiata a fuoco nella storia del nostro cinema più grande, soprattutto perché pronunciata da Quella Voce e con Quella particolare espressione impossibile da dimenticare, quella di Vittorio Gassman. Quel momento di determinazione e poi quel sorriso consapevole rivolto al compare.

E poi non c'è più niente, solo quel finale terremotante che ogni persona che si dica appassionata di cinema ha ben impresso nella propria mente, gli spari, le urla di Oreste, l'ultima inquadratura, quel finale dove il dramma si libera e non resta che amarezza e tristezza.

"E pensare che quei due lavativi anche stavolta se la sono scampata".

"La Grande Guerra" è un film che mostra con estremo realismo e con cinica e totale consapevolezza le vere condizioni dell'esercito italiano nella Prima Guerra Mondiale, per poi stemperare tutto con un intelligente, preciso e mirato utilizzo della commedia; è un film completo davanti al quale non posso che inchinarmi e applaudire.

E così abbiamo una splendida fotografia, con un grande bianco e nero che cattura perfettamente tutta la sporcizia e i disagi del film, che mostra tutta la mèrda (metaforica e letterale) delle trincee, senza indietreggiare; un ritmo blando, pesante, come il fango in cui affondano i soldati nelle loro lunghe marce. Una sceneggiatura (i soliti fenomeni, Age e Scarpelli) sublime che come detto unisce con una perfezione da urlo il dramma con la commedia all'italiana. Una ricostruzione storica e scenografica finalmente realista, onesta e consapevole, studiata per esser vera, e per catapultare lo spettatore dentro una trincea e la regia di Monicelli sulla quale mi sono già espresso.

E poi Sordi e Gassman e sulle interpretazioni di Alberto Sordi e Vittorio Gassman in questo film io non saprei che dire se non che la perfezione è così vicina da poterla sfiorare con un dito. Sordi si svela grande attore drammatico con la sua naturalezza e spontaneità, senza dimenticare di ritagliarsi momenti comici-ironici di prima qualità e qui raggiunge probabilmente la vetta più alta della sua carriera (qui o, sempre con Monicelli, ne "Un borghese piccolo piccolo"). Di Gassman ho già detto che per me è praticamente "l'attore perfetto" capace di esprimersi ai massimi livelli in qualsiasi ruolo, in qualsiasi genere e in qualsiasi ambito, insomma capace di fare qualsiasi cosa, anche di recitare agevolmente in un dialetto per altro non suo proprio lui, che aveva una dizione di incredibile perfezione e che la recitazione dialettale non l'amava poi molto ma che proprio per questo è sempre stato tra i più grandi attori d'ogni tempo. Lui che s'era appena scoperto commediante e che qui già doveva far combaciare le sue "due anime" cosa che ha fatto, ovviamente, in modo sublime.

Alberto Sordi e Vittorio Gassman, insieme, avevano anche l'intesa. Un'intesa totale, due ingranaggi oliati perfettamente che insieme hanno fatto funzionare una macchina splendida, in uno dei più straordinari duetti tra attori che il cinema mondiale ricordi. Una grande intesa che ha reso due colossi ancora più grandi.

E infine l'indimenticabile galleria di volti e personaggi che fanno seguito ai due protagonisti, figure a cui hanno dato il volto i soliti grandi caratteristi e/o attori italiani dell'epoca.

L'intelligenza e l'umanità del Tenente Gallina (un grande Romolo Valli), l'indimenticabile Bordin (Folco Lulli), la Costantina di Silvana Mangano, e poi Bernard Blier, Tiberio Murgia, un giovane Ferruccio Amendola. Volti e caratteri indimenticabili che tanta umanità e tanto colore danno a questo film così ricco di sfaccettature e di dettagli che ad una nuova visione salteranno immancabilmente all'occhio, magari per la prima volta.

Con "La Grande Guerra" Mario Monicelli non solo ha diretto il suo film migliore ma ha soprattutto realizzato quello che è davvero uno dei grandissimi capolavori del cinema, uno dei più crudi, sinceri, realisti, commoventi, ironici e drammatici (uh, quanti aggettivi, però ci stanno suvvia) ritratti di guerra e umanità che una macchina da presa abbia mai portato sul grande schermo.

Immenso.

2 risposte al commento
Ultima risposta 26/02/2015 19.52.01
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