il tagliagole regia di Claude Chabrol Francia 1969
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il tagliagole (1969)

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locandina del film IL TAGLIAGOLE

Titolo Originale: LE BOUCHER

RegiaClaude Chabrol

InterpretiRoger Rudel, Antonio Passalia, Stéphane Audran, Jean Yanne

Durata: h 1.35
NazionalitàFrancia 1969
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 1969

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Trama del film Il tagliagole

Il macellaio Popaul, duramente segnato dall'esperienza della guerra, crede di trovare una compagna nella maestra del paese Hélène, ma questa rifiuta di impegnarsi in un rapporto che vada oltre la semplice amicizia. Quando vengono ritrovati i cadaveri di alcune giovani donne, Hélène capisce che l'assassino è Popaul.

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Voto Visitatori:   7,73 / 10 (24 voti)7,73Grafico
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Voti e commenti su Il tagliagole, 24 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR strange_river  @  23/11/2010 19:09:01
   8½ / 10
Elegantissimo noir francese, in un bianco e nero che una volta di più, ce ne fosse bisogno, è capace di rivelare stati d'animo appena accennati e creare atmosfere impareggiabili.
La cittadina francese che ospita la truce storia del macellaio sembra uscita dalla penna di Simenon (cit. Kowalsky), la stessa flemma dell'ispettore di polizia che indaga sugli efferati omicidi ricorda tantissimo Maigret, così come i due personaggi molto enigmatici destinati a passare da una gioiosa festa di matrimonio che sembra precludere a giorni felici, al cupo incombere della morte.
Lei, donna emancipata e autonoma, eppur riservatissima, dovrà fare i conti con un sentimento di cui non aveva previsto la scabrosità.

6 risposte al commento
Ultima risposta 29/11/2010 15.12.32
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  04/11/2010 10:48:55
   8 / 10
Scomparso di recente Claude Chabrol ci ha lasciato un patrimonio di grande pregio tra cui è doveroso includere "Il tagliagole", conosciuto anche come "Le Boucher" (Il macellaio), titolo sicuramente più calzante poi irragionevolmente distorto in modo più truculento.
Ambientato in un piccolo paese della Francia è un insolito giallo-romantico, in cui risulta probabile fin da subito l'identità dell'omicida che trucida giovani donne nelle campagne circostanti. A parte un piccolo depistaggio e alcune veloci sequenze Chabrol non si concentra sui dettagli dell'indagine, ma trasmette alla tenera relazione nata tra un macellaio e la piacente direttrice della scuola elementare il compito di tradurre con concretezza i motivi scatenanti i tremendi fatti di sangue. Il continuo relazionarsi della coppia mette in luce una sonnolenta quotidianità tutt'altro che irreprensibile, logorata da un passato atroce che non può essere estirpato. Nella normalità assoluta prende forma un male dissimulato, inaspettato e inaccettabile in una logica affettiva che da possibile rinascita diventa nuova discesa agli inferi.
Il regista svaria tra i generi come sua abitudine, al thriller addiziona una storia d'amore intensa e ci offre un fatale doppio sacrificio (morale e fisico) che non lascia indifferenti, a coronamento di una salvezza reciproca che non sopraggiungerà.
Stile minimalista, ottimi attori e i rintocchi funerei di una campana che suona come inesauribile monito su una felicità utopica. Elegante e raffinato, grande film.

11 risposte al commento
Ultima risposta 24/11/2010 15.14.05
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Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  25/10/2008 15:10:23
   9 / 10
"Bisogna convincersi che gli istinti, i sentimenti e persino l'intelligenza di Cromagnon erano veramente umani: le uniche differenze stanno nei problemi che doveva risolvere per sopravvivere […]. Se Cromagnon non fosse sopravissuto nel suo mondo, voi non esistereste".

Uno dei film più sconvolgenti che io abbia mai visto. "Le Boucher" principia con l'immagine di un banchetto di nozze. Ma tutto ciò che ne segue è diretto a smantellare qualsiasi sovrastruttura legata ai riti religiosi e alle tradizioni borghesi, per fare un ritratto del soggetto incentrato sulla sua latente bestialità. Così Claude Chabrol, a dispetto di secoli di civilizzazione, traccia una linea sottile che congiunge l'uomo primitivo con quello moderno, focalizzando l'attenzione su quei bassi istinti e sulla tensione alla morte che da sempre albergano nel genere umano.
"Non posso farne a meno. Per me è come un incubo, non riesco a respirare finchè non l'ho fatto, finchè non ho affondato il mio coltello…": è così che l'assassino, un rispettabile cittadino della media borghesia con un passato da militare, rivela il terribile segreto sulla sua natura omicida a colei che sarebbe dovuta essere la sua ultima vittima. Ma la sua vicenda si pone come paradigmatica all'interno del contesto generale costituito da quella (dis)umanità, che dalla notte dei tempi si alimenta con il sangue e la sofferenza altrui, così come emerge dal quadro che egli stesso tratteggia quando rievoca le sue atroci esperienze sul fronte, dove "i cadaveri venivano contati a camion". Ma nella ipocrisia della ottusa società "civilizzata", la guerra non indigna perché legittimata dall'immagine formalizzata e burocratizzata impressa dalla politica, mentre i fatti di cronaca nera suscitano lo sgomento e l'interesse generali, soprattutto quando avvengono "in casa nostra".
Ma alla inclinazione al desiderio di morte fa da contraltare il sentimento dell'amore, che nella bellissima sequenza chiaro-scura del confronto finale prorompe per vincere quel desiderio, ma nello stesso tempo diventare con esso un'unica cosa.
Il film diviene così una riflessione sull'uomo imprigionato nella infinita lotta tra Eros e Thanatos, nonché da quella gabbia costituita dall'eterno ritorno dei suoi primordiali impulsi e istinti, che lo rendono molto simile all'animale; dal quale però si differenzia in virtù di quella "salvifica"(?) fonte da cui origina l'arte: l'ispirazione (così come testimoniano le raffigurazioni rupestri eseguite da Cromagnon).

1 risposta al commento
Ultima risposta 27/10/2008 14.16.31
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