il settimo sigillo regia di Ingmar Bergman Svezia 1957
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il settimo sigillo (1957)

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locandina del film IL SETTIMO SIGILLO

Titolo Originale: DET SJUNDE INSEGLET

RegiaIngmar Bergman

InterpretiMax von Sydow, Bengt Ekerot, Gunnar Björnstrand, Nils Poppe, Bibi Andersson, Inga Landgré, Åke Fridell, Inga Gill, Maud Hansson, Gunnel Lindblom, Bertil Anderberg, Anders Ek, Gunnar Olsson, Erik Strandmark, Lars Lind, Benkt-Åke Benktsson, Tor Borong, Gudrun Brost, Harry Asklund, Ulf Johansson, Sten Ardenstam, Gordon Löwenadler, Karl Widh, Tommy Karlsson, Siv Aleros, Bengt Gillberg, Lars Granberg, Gunlög Hagberg, Gun Hammargren, Uno Larsson, Lennart Lilja, Monica Lindman

Durata: h 1.36
NazionalitàSvezia 1957
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 1957

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Trama del film Il settimo sigillo

Un cavaliere torna dal campo di battaglia solo e trova ad attenderlo una terra devastata dalla peste, e la Morte che lo reclama. Riuscirà a prolungare la propria esistenza impegnando la Mietitrice in una lunga partita a scacchi che sa di non poter vincere.

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Voto Visitatori:   8,86 / 10 (259 voti)8,86Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
Premio speciale della giuria
VINCITORE DI 1 PREMIO AL FESTIVAL DI CANNES:
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Voti e commenti su Il settimo sigillo, 259 opinioni inserite

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Dragon  @  16/02/2005 22:51:44
   10 / 10
" E non ti parla il suo silenzio? " Dio nasce nella coscienza umana, e l'uomo, seppur caparbiamente, non riesce a liberarsene; così è per la sua assenza, un vuoto incolmabile che tutti hanno provato fin nel profondo delle viscere, indissolubile, un brivido collettivo al solo pensiero della domanda; riflettendo si giunge magari a considerare che, non potendo trovare una meta, un luogo in cui ristorarsi con la gloria della risposta, la mente possa considerare ultimo raggiungimento e motivo di soddisfazione il ponimento stesso dei quesiti; una teoria che fermerebbe in un cristallino attimo dell'esistenza la risposta, ossia un arrivo, non una barriera, ma il traguardo dell'interrogazione personale sulla propria origine, sui misteri della vita e della morte; talune volte mi è capitato di pensare alle domande come una particolare specie di risposte, ma allora si dovrebbe, per giustizia ( la quale di rado appartiene a questo mondo ), fare anche delle risposte effimere domande; ma io sono veramente padrone o meno di volere? Volere almeno poter considerare solo quelle domande che sono un particolar tipo di risposte? Una risposta effettiva non posso negarla, nè mi permetto il lusso di lasciare il punto interrogativo; questa è la considerazione: se fossi giunto alla risposta di sicuro non me ne starei qui a scrivere ( a meno che non ve la volessi comunicare, cosa che farei sicuramente, non ritenendomi almeno io stesso egoista; ma spetta agli altri giudicare ), nè mi sarei interessato, ma questo credo sia più un discorso di indole e di gusto, a visionare pellicole di cui conoscevo i temi: amarezza della morte, dolcezza dell'ingiustizia di cui sottilmente è ricolma la vita; ma in fondo via dalle mie frasi anzitutto parole come " amarezza ", " dolcezza " ; proprio con una scrittura fluida e disinpegnata m'accingo a narrare dell'anima, di me, della coscienza e del subconscio ( grande e doveroso è qui l'elogio a Stalker, di cui, come promesso, spero al più presto di buttar giù una recensione, sempre sperando che con parole come quelle che ora sto usando non lo si giudichi, e tra l'altro anche questo stesso commento, stupido, superficiale, fuori luogo ), e non posso fare a meno di constatare con quanta miseria anche le mie rimuginazioni siano recalcitranti ad uscirmi da dove non so, ( io spero con dolcezza sincera dal cuore, senza voler cadere in quell'ingenuità che molta gente confonde con la delicatezza e la sensibilita; ma non mi voglio attribuire nessuno di questi aggettivi, nè dico ciò perchè in realtà mi si apprezzi: è la sola voglia di un uomo di continuare a vivere, per quanto possa essere lunga questa parentesi, per quanto dilatato possa risultare un sentimento, per quanto guardare un film possa, a prima vista, non significare anche provare dolore, crescere, maturare nella consapevolezza della brutalità circostante ) con la piattezza di una concezione bidimensionale; cioè con la sola considerazione di " dolce " e " amaro " ; forse è solo travasandoli l'uno nell'altro che si può trovare un rifugio, un porto sicuro da altri labirinti, domande, vicoli ciechi sotto il sole infuocato del tempo; eppure, sempre e solo eppure dice un uomo dal ristretto vocabolario, eppure una fusione, un circolo vizioso che come un anello leghi domande e risposte, ecco, quest'anello è impossibile; provate a immaginare la mescolanza di due elementi, che siano o no domande e rsposte, come ad un mucchio di terra raggrumato; stiamo volando con la fantasia, e volando vediamo questa terra, che può essere pianeggiante e rada o mostrare picchi scoscesi e rilievi; ora considerate la viziosa circolarità di cui prima parlavo, senza cumuli, piatta e costante, proprio come il paesaggio pianeggiante, come un anello, come un flusso indistinto a cui nella sfugge: e gira, gira e si perde nel suo circolo; per questa piattezza io non vedo questo circolo, questa omogeneità indistinta come un piano bianco nello spazio infinito; ma se quella terra di prima presenta rocce, affioramenti, monti, allora risalterà, non risulterà nè omogenea nè compatta, ma visibile e dura; perciò, se prima pensavo alla fusione di domanda e risposta come ad un circolo, ora mi devo smentire, perchè mi accorgo che quel moto perpetuo risulterebbe invisibile e vano per la sua indistinzione con ciò nel quale è immerso; la mia idea è che quindi il rapporto suddetto equivalga non ad un circolo, ma visualizzandolo contestualmente, ad una forma non piatta e indistinta, tale da attirare l'uomo che altrimenti non si accorgerebbe della sua presenza per un'indistinzione con il mondo attorno, e che quindi non si porrebbe lo stesso quesito: " Cos'è la domanda? ", e perlopiù ricorrendo ad un termine che non ha significato ( come tutti i termini non ne hanno essenzilamente ) per dire quella cosa che poi viene e verrà chiamata " domanda " .
E' stato emozionante scavare assieme a voi che ora state leggendo ( e vi ringrazio anche per questo tempo che state perdendo nel seguire le problematiche di un folle per nulla esaltato ) nella consapevolezza di ciò che questo film mi ha lasciato dentro, che io sia o meno in quella che vien detta crisi adolescenziale, non facendo il rituale, squallido, disimpegnato commento ( a cui spesso ricorro nella voglia di dare un parere, ma non in quella di impegnarmi profondamente, seppur in maniera lecita, nella realizzazione del commento stesso. )
In definitiva ho voluto scrivere l'infinitesimale parte di ciò ho provato a domandarmi, tramite la scintilla di capolavori cinematografici come questo, e ho preferito tentare di rendere l'anima su un foglio, piuttosto che descrivere oggettivamente, con freddezza passionale, l'ennesimo film di cui mi sto appassionando, così come cresce la mia gratitudine per questo sito, il suo staff e la sua realzizzazione impareggiabile e professionale, nel rispetto e nella cura dei valori che accostano qualsiasi uomo alle arti, in particolare all'ottava nel nostro caso, l'amore per il cinema.

Vi prego di non disprezzarmi per la singolarità di questo commento, per le sue sciocche pretese, per il fatto che sia uscito dai canoni per seguire un aquilone che nulla c'entra con la retta via, per le sue domande e per le sue risposte, per la sua emotività che ad alcuni sembrerà irreale ed eccessiva, per le sue e le mie afflizioni.

Grazie

8 risposte al commento
Ultima risposta 18/06/2005 13.31.15
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dragonfly  @  08/11/2004 20:23:44
   10 / 10
Un vero capolavoro del cinema europero e mondiale. Anche se gli preferisco nettamente "il posto delle fragole", devo ammettere che anche questo film analizza magistralmente la posizione dell'uomo di fronte alla sua esistenza. Il film è un assoluto capolavoro intelletuale che affronta magnificamente il tema della morte e dei significati esistenziali. E' un opera triste, ma di quelle tristezze che in fondo ti trasmettono serenità. Dopo questo film, e oso dire dopo ogni film di Igmar Bergman, qualcosa cambia dentro la mente dello spettatore: la visione della vita è completamente rivoluzionata.
Il movie riflette liberamente sul dramma spirituale dell’uomo di fronte al suo inevitabile destino, ed è perfetto sotto ogni punto di vista. Aggiungeteci a un film così un riflessivo Victor Sjostrom all'apice della propria carriera e scoprirete "Il posto delle fragole". Immortale.

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