il mio vicino totoro regia di Hayao Miyazaki Giappone 1988
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il mio vicino totoro (1988)

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locandina del film IL MIO VICINO TOTORO

Titolo Originale: MY NEIGHBOUR TOTORO - TONARI NO TOTORO

RegiaHayao Miyazaki

Interpreti: -

Durata: h 1.26
NazionalitàGiappone 1988
Genereanimazione
Al cinema nel Settembre 2009

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Trama del film Il mio vicino totoro

Due bambine, Mei e Satsuki, si trasferiscono con il padre in una casa di campagna dalla fama di essere stregata per avvicinarsi alla madre in ospedale. Presto scoprono che la foresta che circonda la casa è abitato da una strana creatura, chiamata Totoro, insieme al quale vivranno fantastiche avventure.

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Voto Visitatori:   8,40 / 10 (163 voti)8,40Grafico
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Voti e commenti su Il mio vicino totoro, 163 opinioni inserite

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hghgg  @  18/02/2014 17:23:32
   8½ / 10
Che cos'è la Bellezza ? Che cos'è, nel cinema, questa "bellezza" ? Oh è un qualcosa che si muove su territori tecnici ed emozionali così vasti da risultare, entro certi limiti del buon gusto, visione personale e soggettiva per chiunque ne venga a contatto tanto quanto visione oggettiva dettata da mirabilie tecniche particolarmente ben eseguite.
Ma la Bellezza, l'essenza pura di questa entità, che cos'è ? Forse è qualcosa di indefinibile ma se c'è, nel cinema, un regista che è stato in grado di mostrarci tante volte la Bellezza, pura, semplice e naturale, quello è Hayao Miyazaki.

"Tonari No Totoro" splendido gioiello forgiato nel 1988 da quello che è uno dei maestri indiscussi del cinema giapponese, non fa eccezione. Grande esteta dell'animazione e delicato narratore, Miyazaki mette in scena la sua fiaba più pura, più semplice e infantile. L'infanzia per l'animazione giapponese però è sacra e un film diretto ai più giovani non ha nulla di banale o approssimativo anzi è apprezzabile tanto quanto i capolavori d'animazione adulta (animazione adulta inesistente nella mentalità americana ed europea nei confronti di questo genere, ma non divaghiamo).
Quindi si, la storia di questo film è effettivamente di una semplicità e un'infantilità disarmante ma tutt'altro che banale, tutt'altro che poca roba. Siamo sui territori di una poesia per l'infanzia, godibilissima anche in età adulta, che riesce a portare a galla il nostro animo sensibile e bambino magari sepolto da chissà quanto tempo. Niente retorica, niente banalità, poca, necessaria, stucchevolezza nel finale (poca, ripeto). E tanta poesia, tanto fascino.

E poi c'è lei, c'è la Bellezza. Che ovviamente in un film d'animazione in particolare (è così in realtà nel cinema tutto, ma mitigato da altri aspetti) e soprattutto con Miyazaki, si manifesta attraverso l'immagine.
I disegni, rigorosamente a mano, sono straordinari; vivi, veri, meravigliosamente dettagliati, sublimi. Non sputo sul digitale anzi, ma vedere i disegni a mano di questo grande maestro è una gioia per gli occhi. L'animazione è splendida e il binomio disegno-animazione crea paesaggi naturalistici di commovente bellezza. Già la natura. Perché più che nel disegno dei caratteri umani la forza dell'immagine animata e del disegno di Hayao sta nel rappresentare la natura; come sempre, la sua arte del disegno e dell'animazione diventa un'ode spassionata alla natura, forse qui più che mai, perché totalmente pura, non ci sono i messaggi certo più complessi, profondi e centrati di amore, rispetto e convivenza dell'uomo con la natura presenti nei suoi massimi capolavori ma qui l'ode è solo e soltanto nella pura immagine, che è pura Bellezza.

Ciò che mi si è presentato di fronte agli occhi mi ha commosso in più punti, e parlo della Bellezza dei disegni e delle immagini di quella natura in movimento,che cresce, si estende, si sublima, grazie al suo custode Totoro. Ecco se la caratterizzazione grafica della natura e dei paesaggi del film, immobili e in movimento, sono straordinariamente sublimi, non scherza nemmeno quella dei personaggi sovrannaturali propri della cultura giapponese che popolano il film. Totoro ovviamente, indimenticabile personaggio divenuto icona vera e propria dello Studio Ghibli, guardiano della natura che instaurerà un rapporto d'amicizia e collaborazione con le due protagoniste, aiutandole nei momenti difficili e insegnando loro l'amore per la natura che le circonda. Oltre a lui è meravigliosa la caratterizzazione del Gattobus, il magico autobus volante a forma di inquietante Gattone multi-zampato. I sorrisoni perennemente stampati e totalmente grotteschi di questi due bizzarri personaggi non possono non divertire (o inquietare, fate voi) e rimanere impressi per lungo tempo. L'incontro delle due bambine con Totoro alla fermata dell'autobus con conseguente prima apparizione del Gatto-Bus è scena sublime, per regia, disegno, atmosfera, realizzazione grafica e animazione.

Ma come già detto, e qui concludo, sta nell'ode alla natura che Miyazaki compie attraverso gli splendidi disegni, i mirabili paesaggi, la grafica stupenda e la sublime animazione, la vera forza, la vera poesia, la vera Bellezza di "Tonari No Totoro". Quando Totoro fa crescere la natura che lo circonda, nello specifico i semi piantati dalle bambine, le danza intorno, spicca il volo in alto a suonare sul ramo più alto (il tema del volo, del librarsi liberi a contatto con l'essenza della natura è ancora una volta presente in Miyazaki, anche senza i suoi celebri mezzi volanti), con accanto un ottimo accompagnamento musicale, vedi la natura muoversi e crescere ed è allora che l'ode giunge a compimento, che assapori la Bellezza e ti commuovi, ti commuovi davvero, trascinato in un vortice di sublimi immagini e sensazioni ancestrali dove uomo, spettatore e natura sono una cosa sola. Non è per la storia che racconta con la sceneggiatura (che apprezzo come detto all'inizio) ma è per quella che racconta con i disegni e l'animazione che questo film merita un voto così alto, e merita di essere considerato un grandissimo film, uno dei migliori di Hayao Miyazaki.

"Tonari No Totoro" è Bellezza.

La Bellezza che oltre ad immagine, disegno e animazione è anche narrazione e sceneggiatura, come dolore e sofferenza, cercatelo nel fratello oscuro di questo film, sempre Ghibli, sempre 1988. Isao Takahata "Una tomba per le lucciole". Commozione che fa male, questa volta.

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