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Destabilizzante, apparentemente innocuo. Moretti invita lo spettatore ad entrare nel film poco alla volta; cerca un approccio delicato, quasi inaspettato. Si segue la storia dimenticandoci pian piano della figura minacciosa (non in questo film) del portatore nano di democrazia (cit.). A sprazzi alterni ricompare il richiamo al centro del film ma con discreta abilità rimane per gran parte del tempo celato da una piacevole commedia all'italiana. Attenzione però: il parallelismo con l'entrata nel "pubblico" di Berlusconi è lampante. Inizialmente sottotono, poche domande e molti dubbi per arrivare all'inevitabile climax di esaltazione e delirio. La prepotenza dell'uomo di Arcore arriva in pieno viso come un *****tto di Bud Spencer: goffo, impacciato ma micidiale. E come un forte colpo, destabilizza la comprensione del film, fin'ora focalizzata dalla storia in primo piano. Non si limita però a stordire lo spettatore, va oltre e prevarica lo scorrere della storia: la forza. Come nel reale, e qui prosegue la similitudine, Silvio accentra l'attenzione su di sé, consegna i suoi problemi nelle mani degli italiani e delegittima, con la furbizia demagogica che lo contraddistingue, la magistratura. Ecco svelarsi la figura del Caimano, vorace e senza scrupoli.