ciao maschio regia di Marco Ferreri Italia 1978
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ciao maschio (1978)

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locandina del film CIAO MASCHIO

Titolo Originale: CIAO MASCHIO

RegiaMarco Ferreri

InterpretiMarcello Mastroianni, Gérard Depardieu, Gail Lawrence, James Coco, Géraldine Fitzgerald

Durata: h 1.49
NazionalitàItalia 1978
Generedrammatico
Al cinema nell'Aprile 1978

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Trama del film Ciao maschio

Lafayette si guadagna da vivere a New York come tecnico luci per un gruppo teatrale di femministe e come elettricista in un museo delle cere. Il suo amico Luigi trova uno scimpanze e glielo affida. Lafayette lo adotta legalmente con il nome di Cornelius, rifiutando invece il riconoscimento del figlio che Angelica sta per avere da lui. Dopo il suicidio di Luigi e la tragica morte di Cornelius, Lafayette provoca l'incendio del museo e vi perisce insieme con il proprietario. Angelica diventa madre di una bambina.

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Voto Visitatori:   7,67 / 10 (9 voti)7,67Grafico
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Voti e commenti su Ciao maschio, 9 opinioni inserite

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DarkRareMirko  @  02/03/2014 00:57:57
   9 / 10
Altro centro per Ferreri, che qui è concreto e abile proprio come nei suoi film migliori; aspetto tecnico di alto livello (grazie a Tovoli, Mastroianni e scenografie di Ferretti), tanti simbolismi (l'uomo che è tornato allo stadio di scimmia) e rovesciamenti (che per lo più hanno a che fare con la decadenza societaria, tipo lo stupro al contrario - e che Richard Kern ne abbia tratto spunto per The bitches? -), grandissimi interpreti (e com'era bona la Casini).

Più ottimismo del solito (anche il finale lo testimonia, e pure l'erotismo è accattivante) e che carino lo scimmiotto!

Positiva pure la filosofia presente: si deve amare per quello che si è e per ciò che gli altri sono.

Girato in America, si avvale di un ottimo doppiaggio; da non perdere.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  19/05/2012 18:47:57
   9 / 10
"Te ne stai chiuso qua dentro cercando disperatamente di conservare qualcosa che non è esistita mai. E' tempo di distruggerla l'immagine dell'uomo. "
Lo sfondo è una New York color fuliggine, con i suoi onnipresenti grattacieli destinati a non durare, costruiti per non sopravviverci a lungo. Una città proiettata verso il futuro nel senso futurista, secondo una logica di continua distruzione e rigenerazione. L'uomo figlio di questa modernità, incapace di prendersi cura di sé e degli altri, vive col pensiero ancorato all'attimo corrente, cerca la morte come il più coerente epilogo di una vita da topi. "Ciao maschio" è l' amaro saluto che Ferreri gli concede, e gli occhi lucidi di Mastr.oianni sono anche i suoi. Alla fine chi resta è la donna, nuda sulla spiaggia col suo bambino, senza sfiducia e senza speranza, ma pur sempre in attesa.

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  23/10/2011 04:08:37
   8½ / 10
WHY?
La scritta che compare sul muro appena sopra la testata del letto dove il protagonista dorme. Why?Perché?domanda che La Fayette continua a farsi ma che, visto il suo essere zuzzurullone, non trova nessuna risposta. O meglio non affronta la ricerca della risposta per paura di ciò che potrebbe uscire. Ed é proprio per questa paura che La Fayette ogni volta che deve esprimere qualcosa di forte tira fuori il fischietto e lo suona (e scusate se mi permetto: già dopo i 5 min dell'inizio mi é nata una voglia di prendere quel maledetto fischietto e metterlo nel di dietro a Depardieu). Psicologicamente questa é l'analisi a grandi linee del personaggio. Un'analisi non da poco visto che rappresenta uno spaccato della società degli anni 70 a cavallo di quello che sarebbero stati gli 80. Una società in confusione, presa dal trambusto del cambiamento, dove quello che c'era si sta piano piano dissolvento diventando imprendibile e quello che sta venendo é così strano che si ha paura di toccarlo. Insomma la società instabile dovuta ad un cambiamento radicale. Le metafore di questo fatto, non sono solo il protagonista, ma il rapporto La Fayette-Luigi(magnifiche interpretazioni tra l'altro)/compagna/proprietario museo e la narrazione. Una narrazione che pone le metafore in maniera evidente (quasi disturbante per qualcuno!) inserendo dentro alcuni tratti surrealisti e filosofici prettamente nietzschiani.

Invia una mail all'autore del commento eddiguff  @  03/08/2011 17:26:19
   6½ / 10
Temi del film: la solitudine, la vecchiaia, l'incapacità di affrontare la minima responsabilità. Il tutto ci viene descritto attraverso personaggi pregni di una follia decadente che si muovono in una New York metafisica. Bellissime tutte le sequenze sulla riva del fiume, con Manhattan sullo sfondo. Un regista in stato di grazia, quindi, ma che non ha avuto il coraggio di forzare la mano con qualche scena o dialogo più incisivi, che avrebbero "svegliato" e coinvolto maggiormente lo spettatore. Doppiaggi orrendi.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  21/07/2011 22:46:01
   8 / 10
In una società moderna moderna che sta mutando rapidamente, la capacità di Ferreri è nel saper cristallizare in un'atmosfera quasi irreale quei singoli momenti da cui scaturisce il fortissimo disagio dell'universo maschile nei confronti di quello femminile. E' tangibile la consapevolezza di questa decadenza nei personaggi di Luigi e del proprietario del museo di cere. Si sentono inadeguati, non hanno più punti di riferimento o si isolano in isole personali. Lafayette nella sua stralunata infantilità cerca dei surrogati, di vivere alla giornata senza tanti pensieri, ma con il risultato di ritardare l'inevitabile. Un film pieno di fascino ed imperdibile per chi ama Ferreri.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  04/08/2010 15:50:25
   7 / 10
Anche questo è un altro film di Ferreri di non facile ed evidente comprensione.
Come i film precedenti è un'amara riflessione, in forma di vita vissuta simbolica, sui dilemmi sociali che angustiavano la società degli anni 70 (e tutto sommato anche quella di oggi). Al centro pure in questo film c'è la dissoluzione dell'istituto della famiglia (con relativa cura dei figli), il tramonto e il fallimento definitivo del ruolo guida che aveva il maschio nella società, l'affermarsi ormai incontrastato della solitudine come regina del vivere individuale moderno(era lo spettro che aleggiava alla fine di "L'ultima donna").
Allo stesso tempo però è il primo film di Ferreri che finisce con una parvenza di speranza o almeno con la constatazione che in una maniera o nell'altra, in certe sue basi fondamentali, la società umana continuerà ad esistere.
Il film si svolge a New York o almeno nell'immagine di New York. La città è presente con la sua forma monumentale (bellissimi e suggestivi campi lunghi con i grattaceli sullo sfondo) e i suoi quartieri degradati. Funge però da semplice presenza simbolica; manca la vita, manca la gente, manca l'attività frenetica. Il film si svolge in pratica in una specie di solitudine collettiva, in un mondo che incombe estraneo e quasi a se stante, come se non fosse un prodotto umano; anzi sembra quasi che l'umanità come entità non esista più, sostituita da individui chiusi nei loro problemi e nella loro solitudine. Il personaggio di Luigi (il solito grande Mastroiànni) e dei suoi amici anziani sono rappresentativi della malinconia di vivere, della mancanza di senso e relazioni che portano a rinunciare alla vita.
In quest'ambiente estraniante vive Lafayette, un uomo senza precisa collocazione sociale, artista perditempo, insomma né carne né pesce. In una situazione simbolica tipica di tutto il film (un enorme King Kong morto adagiato sulle piaggie di fronte ai grattacieli di New York) Lafayette "adotta" un piccolo e affettuoso scimpanzé che si attacca a lui come fosse un bambino (e tale viene considerato). Il tema del film diventa a questo punto il declino dell'istituto della paternità e della riproduzione nella specie umana. La società è diventata così intellettualizzata ed edonista (oltre che individualista ed egoista) da rifiutare il disturbante e fastidioso lavoro della creazione e dell'educazione degli esseri umani di domani. Il paradosso di Lafayette, che s'incolla quasi per gioco il compito di allevare uno scimpanzé mentre rifiuta quello vero e ufficiale di padre, dimostra che il maschio ormai ha perso qualunque funzione sociale. Non riesce ad essere più padre, è disattento, debole e meschino (vedi il modo con cui perde lo scimpanzè e la sua reazione). Il disastro sociale familiare dei nostri ultimi anni è dovuto, secondo Ferreri, al fatto che non esistono più Padri (con la p maiuscola).
Altra critica del film è quella verso l'ormai eccessiva intellettualizzazione della cultura e il suo distacco dalla realtà, la sua incapacità di esprimere la realtà.
In tutto questo disastro c'è però un ruolo che si sviluppa e da solo regge quasi le sorti della società. Le donne ormai hanno la stessa forza spirituale e morale degli uomini, riescono a fare anche da sole e forse meglio degli uomini. Loro sono le uniche che riescono a prendersi responsabilità e a continuare a reggere le sorti della specie umana.
In questo film, la figura della donna da essere oscuro, incerto, sconosciuto e minaccioso (come nei primi film di Ferreri), diventa l'unico dotato di praticità e senno, nonché di affetto e umanità.
Il tema del film è molto importante ma non è facile seguirlo e comprenderlo, per questo la visione può risultare ostica e non piacevole.

Beefheart  @  07/12/2007 18:04:02
   7½ / 10
Folle e visionario, questo film racconta il declino degli uomini, attraverso la storia di uno di loro: Lafayette, un giovane che vive praticando piccoli mestieri, fuggendo dalle responsabilità della vita. Il taglio è fin troppo metafisico ed all'atto pratico ci si ritrova proiettati in un luogo imprecisato, fatto di ambienti squallidi e poverissimi negli interni e grigi ed angoscianti negli esterni; tali sono le luci e le geometrie di quella lingua di terra compresa tra i grattacieli di Manhattan ed il fiume Hudson, dove sono state effettuate le riprese. Tra la riva sabbiosa ed i fatiscenti alloggi dei protagonisti (ottimo l'utilizzo degli spazi) si svolge una serie di drammi esistenziali scanditi da immagini simboliche, dure e provocatorie che raccontano una grottesca evoluzione della specie verso il predominio femminile e l'estinzione maschile. Memorabile l'immagine della sagoma enorme di King Kong (?), immobile, riversa sulla sabbia, con i grattacieli sullo sfondo. I personaggi principali e di contorno sono bizzarri e un po "border line" e, soprattutto quelli maschili, esprimono un forte disagio nei confornti della società e/o dell'universo femminile, che spesso sfocia in reazioni scomposte. Se la recitazione non è male, soprattutto nella persona di Marcello Mas*****nni, il doppiaggio è pessimo. Un film duro, complesso, dal forte impatto visivo ma, a mio avviso, un attimo troppo pretenzioso. Nel complesso comunque vale sicuramente la pena vederlo.

benzo24  @  25/11/2007 19:28:46
   8½ / 10
film cult di ferreri con un ottimo gerard depardieu

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